IL PRANZO DI NATALE

DELLA LOGGIA MASSONICA GIUSEPPE PEDOTTI

1894

 

Il pranzo di Natale dato ai poveri fu un'opera di beneficenza veramente riuscita la quale lasciò viva impressione in quanti vi assistettero.

Le mense erano apparecchiate nei locali della Loggia Massonica Giuseppe Pedotti.

Presentavano bellissimo aspetto le fila dei tavoli ben ordinati, ricoperti da candide tovaglie e imbanditi più che decorosamente. Erano affollatissimi tre sale e due lunghi corridoi, e i commensali tanto numerosi d meravigliare che potessero essere tutti contenuti in quei locali.

Il numero dei coperti era stato dapprima stabilito in centocinquanta. Ma la ricerca dei biglietti divenne poi tanto grande e insistente, che tal numero dovette essere di molto aumentato, e da ultimo si dovettero persino ammettere dei commensali che erano privi di biglietti. In complesso, i partecipanti al pranzo, tenendo conto anche di numerose famiglie a cui le vivande vennero mandate a domicilio, si possono calcolare a oltre trecento.

Insomma, le richieste furono tante che la Loggia Pedotti, pur trovandosi nell'impossibilità di soddisfare a tutte, dovette addirittura raddoppiare le cifre stabilite nel suo preventivo. E fu fortuna ancora che la notizia di questo pranzo non abbi avuto la maggiore pubblicità, in quanto che nè il "Corriere Ticinese" nè la "Patria Italiana" non ne fecero neppure il minimo cenno, altrimenti i soci della Pedotti avrebbero finito per trovarsi letteralmente assediati.

Il servizio del pranzo è stato curato direttamente dagli stessi soci, i quali si sono adoperati con una premura e con una spontaneità che più di una volta strapparono i complimenti e i ringraziamenti dei convitati.

Alla cucinatura delle vivande, proprio acquisite, provvide, come lo scorso anno, l'ottimo signor Melli della Croce Bianca, cui non si ricorre mai invano per qualunque opera di beneficenza. In questa occasione si è dimostrato di una instancabile attività. Era veramente ammirabile a vederlo affacendato nella sua cucina improvvisata, col suo bel viso grassoccio, col ventre rotondo coperto da un immenso grembiale bianco, mentre rimestava il fumante risotto nelle tre grandi caldaie poste al fuoco! E, a dire il vero, non meno ammirevole di lui, era il suo aiutante di occasione signor Calvi, coll'ottimo Melli gareggiante in rotondità di forme, il quale scodellava il risotto e le patate con la gravità e solennità con cui Leone XIII impartirebbe la sua apostolica benedizione.

Ma lasciamo in pace i cuochi e veniamo al menù, che ci sembrò particolarmente ben combinato.

Eccolo: pane a volontà, risotto abbondante, manzo brasato insieme ad un contorno di patate all'americana, un bel pezzo di formaggio, panettone, mezzo litro di buon vino da pasto e un bicchiere fino per ciascun commensale.

Alla fine del pranzo sono stati poi distribuiti sigari agli uomini e torroni ai ragazzi, mentre le donne passavano in altra sala, ove da gentili signore, mogli o figlie, dei soci della Loggia Pedotti, venne loro servito dell'ottimo caffè in abbondanti tazze.

Ciò certamente merita di essere notato è che tutto venne distribuito a esuberanza.

A detta sei cuochi, il solo risotto era sufficiente per oltre seicento persone. Si può dire che anche questo, come il pane, venne dato a volontà. I piatti ricolmi si succedevano con vertiginosa rapidità. I bravi camerieri improvvisati, per quanto numerosi e lesti, non bastavano alle richieste. Vi fu taluno che mangiò per ben sei volte il risotto!

Andatelo a raccontare a tutti coloro che hanno bisogno di stimolanti per riuscire a toccare qualche cibo nei lauti pranzi dei nostri moderni epuloni! Essi vi diranno che contate delle fandonie! Un vero successo è stato poi conseguito dal manzo brasato e dalle patate all'americana.

Il buon Pietro, noto a quanti servivano o assistevano a questo pranzo, ha assicurato che quest'ultimo pitto poteva benissimo comparire sulla tavola di un principe del sangue.

Concludendo. Se vogliamo parlare dell'impressione ritratta, dobbiamo dire senz'altro che la penna non basta a descrivere la gioia e la soddisfazione di tutta quella povera gente beneficata. A ogni istante sorgevano proteste di gratitudine che l'uno o l'altro dei commensali non potevasi trattenere dl dirigere ai presenti. E, cosa che può parer strana, in tutti quanti i convenuti si riscontrò una discrezione, una delicatezza che certo non si può sempre ripromettersi in un affollamento di tali persone. La riconoscenza si è manifestata sotto tutte le forme. Vi erano taluni che, ringraziando, strappavano le lagrime. Non si è dovuto lamentare neppure il minimo inconveniente. Non si può tacere come la contentezza di questi trecento commensali sia stata portata al colmo dai sigari distribuiti agli uomini, dal caffè alle donne e dai torroni ai fanciulli. Tutto ciò era per costoro tanto inaspettato da sorpassare persino i desideri dei più avanzati. Ai bimbi poi, si leggeva la gioia proprio dipinta in viso! E' la seconda volta che assistiamo in Pavia a una beneficenza di questo genere ma dobbiamo pur convenire come l'impressione che ha lasciato in tutti, sia stata proprio vivissima e come più d'uno sia stato visto venire dai locali della Loggia Pedotti profondamente commosso. Questa è senza dubbio l migliore soddisfazione che dalla benefica opera potevano ripromettersi i promotori di questo pranzo e quanti in qualsiasi modo cooperarono alla sua ottima riuscita.

 

(Estratto da "Storie Pavesi... in Vetrina" edito dalla Cooperativa Commercianti di Garanzia della Provincia di Pavia - 6 dicembre 1994 - Tipografia Comet per conto della Cyrano Editor di Pavia - Edizione fuori commercio).

Si veda al riguardo l'articolo pubblicato dalla «Provincia pavese» e riportato nella «Rivista della massoneria italiana», 1891, pp. 8-9.