LE COLONNE
BOAZ e JAKIN
Quando il Tempio di Gerusalemme fu terminato dal Re
Salomone, la sua
sontuosità e splendore divennero oggetto di ammirazione nelle vicine nazioni e
la sua rinomanza si sparse fino alle regioni più remote del mondo
allora
conosciuto. Niente, in questa magnifica struttura, era di più notevole e che
maggiormente colpisse l’attenzione, delle due grandi Colonne, che erano poste
nel portico, o ingresso.
Quella a sinistra si chiamava Boaz, che significa … e
quella a destra si chiamava Jakin, che significa …; e, quando congiunte, …,
poiché Dio disse: “In … edificherò questa Mia Casa, affinché rimanga ferma in
eterno.
L’altezza di quelle Colonne era di diciassette cubiti e mezzo ciascuna,
la loro circonferenza era di dodici ed il loro diametro di quattro.
Esse erano
vuote, per meglio servire da archivio per la Muratoria, poiché là erano
depositati i rotoli costituzionali. Essendo vuote, le loro pareti avevano uno
spessore di quattro pollici, ovvero di un palmo.
Erano fatte di ottone, ed
erano state fuse nella pianura del Giordano, nelle terre argillose fra Succot
e Seredàt, dove il Re Salomone ordinò che quelle Colonne, nonché tutti i recipienti
sacri, venissero forgiate. Il sovrintendente alla fusione era H.A..
Quelle
Colonne erano adornate da due capitelli, ciascuno alto cinque cubiti; e i
capitelli erano arricchiti da intrecci a rete, gigli e melograni. Gli intrecci
a rete, con il loro reticolato, a simboleggiare l’unione; i gigli, per il loro
candore, la pace; i melograni, con la sovrabbondanza dei loro semi, per
simboleggiare la copiosità. Vi erano due fila di melograni per ciascun
capitello; cento per ciascuna fila.
Quelle Colonne erano inoltre ornate da due
sfere, sulle quali erano tracciate le mappe del globo celeste e di quello
terrestre, per simboleggiare l’universalità della Muratoria.
Esse furono
considerate terminate quando vennero ricoperte dall’intreccio a rete.
Esse
furono innalzate per ricordare ai figli di Israele quella miracolosa colonna
di fuoco e nubi che aveva sortito due splendidi effetti. Il fuoco aveva dato
la luce agli Israeliti durante la loro fuga dalla schiavitù in Egitto, e le
nubi avevano sparso l’oscurità sul Faraone e sui suoi seguaci, quando avevano
tentato di raggiungerli. R.S. ordinò che esse venissero poste all’ingresso del
T., considerando quel luogo come il più adatto e conveniente affinché i figli
di Israele avessero continuamente davanti agli occhi, ogni volta che si
recavano e ritornavano dal Servizio Divino, il ricordo della felice
liberazione dei loro antenati.
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