Compagno di Mestiere

 

La Prima Sezione della Seconda Lezione

M. V.: Fr. ………… volete assistermi a svolgere la prima sezione della seconda lezione?

Fr: Farò del mio meglio, M. V. (se occorre va al lato N. del pied. del 1° Sorv.; saluta nel Gr. in cui la L. è aperta)

D: Dove siete stato passato al Gr. di C. d. M.?

R: In una L. di C. d. M.

D: Composta da quanti?

R: Da cqe.

D: Con quali denominazioni?

R: Il M. V., i suoi due Sorv., e due C. d. M.

D: In che modo siete stato passato?

R: Sono stato sottoposto a un esame preliminare in L. aperta e istruito per una prova di merito che conduce a quel Gr.

D: Dopo dove siete stato condotto?

R: In una apposita stanza, contigua a una L. di C. d. M., per essere preparato.

D: In che modo siete stato preparato?

R: In un modo alquanto simile a quello per il precedente, tranne che in questo Gr. non mi vennero b. gli o. Il b. sin., la p. ds. D. po. e il gn. Ds. mi vennero messi a n. e il mio pd.sin. venne clz. in una pfl.

D: Cosa vi ha messo in grado di chiedere l'ammissione in una L. di C. d. M.?

R: L'aiuto di D., l'ausilio della Sq. e il beneficio di una Pr .di ps.

D: Come avete ottenuto l'ammissione?

R: Con i Cp. di un A. A.

D: Su cosa siete stato ammesso?

R: Sulla Sq.

D: Cosa è una Sq.?

R: Un angolo di 90 gradi, ovvero la quarta parte di un cerchio.

D: Quali sono i particolari oggetti di ricerca in questo Gr.?

R: I m….ri occulti della Natura e della Scienza.

D: Quando siete stato ammesso nella L., come si dispose di voi?

R: Sono stato condotto, tra i due Dcn., alla sin. del 1° S. e mi è stato ordinato di avanzare come un M.

D: Dopo cosa vi è stato chiesto?

R: Di inginocchiarmi e ricevere il beneficio di una preghiera M.a.

D: Vogliate recitarla (M. V. ; 1° S. ; 2° S. ) (TUTTI si alzano, col Sn. di Riv.)

R: O D. misericordioso, Ti supplichiamo di continuare a proteggere noi e colui che ora è inginocchiato dinnanzi a Te. Possano i nostri lavori, iniziati nel Tuo Nome, procedere per la Tua Gloria ed essere eternamente ispirati all'os­servanza dei Tuoi precetti.

Ex M. V.: Così sia. (TUTTI: abbassano il Sn. e si siedono)

D: Dopo la recita di questa preghiera, cosa vi è stato fatto fare?

R: Sono stato condotto intorno alla L. per due volte.

D: La prima volta cosa vi è stato domandato?

R: Di salutare il M. V. come un M., di avanzare verso il 2° S. come tale, mostrando il sn. e comunicando il tc. e la pr.

D: Allora su cosa è stata richiamata l'attenzione dei Fratelli?

R: Io, poiché ero stato regolarmente iniziato nella Libera M.a, stavo per passare davanti a loro per mostrare di essere un Cand. debitamente preparato per essere passato al Gr. di C. d. M.

D: La seconda volta cosa vi è stato chiesto?

R: Di salutare il M. V. e il 2° S. come un M., di avanzare come tale verso il 1° S., mostrando il sn. e dando la str. di ps. e la pr. di ps. che conducono dal Primo al Secondo Gr.

D: Quindi come ha proceduto i1 1° S.?

R: Mi ha presentato al M. V. come un Cand. debitamente preparato per essere passato al Secondo Gr.

D: Quindi cosa ha ordinato il M. V.?

R: Al 1° S. di comandare al 1° D. di istruirmi ad avanzare verso E. nella forma dovuta.

D: Vogliate mostrare il modo di avanzare da O. verso E. in questo Gr.

R: (Viene fatto portandosi ad E., avanzando come su di una s...a c.r.a e ritornando quindi al posto)

D: Quando siete stato posto a E., di fronte al M. V., in che modo questi si è rivolto a voi?

R: Poiché i vari Gradi nella Libera M.a devono essere tenuti sempre separati e distinti, è richiesto che voi assumiate un altro impegno, per molti aspetti simile al precedente. Siete voi disposto ad assumerlo? Ed io diedi il mio assenso.

D: Poi il M. V. cosa vi ha chiesto di fare?

R: Di i..mi sul gn. Ds., col mio pd. sin. a forma di sq., di porre la mia mn. Ds. sul V. d. L. S., mentre il mio br. Sin. era sorretto dall'angolo di una sq.

D: In questa posizione cosa stavate per fare?

R: Stavo per assumere l'I. S. di un C. d. M.

D: Vi sarò grato se vorrete ripeterlo (M. V. ; 1° S. ; 2° S. ) (TUTTI si alzano; col Sn. di Fed.)

R: Io, ..., alla presenza del G. G. dell'U. e di questa degna e venerabile L. di C. d. M. L. M., regolarmente tenuta, riunita e debitamente dedicata, liberamente e spontaneamente, con questa e su questo, solennemente prometto e mi impegno a sempre tacere, celare e giammai rivelare impropriamente alcuno o alcuni dei segni o dei misteri appartenenti al Secondo Gr. della L. M.a, denominato del C. d. M., a colui che non è che un A. A. e tanto più a chi appartiene al mondo di coloro che non sono iniziati M. Mi impegno inoltre solennemente ad agire come un vero e fedele C. d. M., a rispondere ai sn., a obbedire alle convocazioni e a preservare i principi inculcatimi nel Gr. precedente. Prometto solennemente di osser­vare questi diversi punti, senza evasione, equivoco o riserva mentale di alcuna sorta. Che D. Onnipotente mi aiuti e mi tenga saldo nel mantenere questo mio S. I. di C. d. M. L. M.(TUTTI - tracciano il sn. e si siedono)

D: Dopo aver assunto l'impegno di un C. d. M., cosa vi ha chiesto il M. V.?

R: Come pegno della mia fedeltà e per rendere solenne l'impegno assunto, che altrimenti non può essere considerato che una seria promessa, di suggel­larlo d. v. con le mie l. sul V. d. L. S.

D: Dopo come si è rivolto a voi?

R: II progresso da voi compiuto nella M.a è indicato dalla posizione della Sq. e del Cs. Quando foste costituito A. A. entrambe le pt. erano nascoste; in questo Gr. una è scoperta, suggerendo che voi siete ora a metà del cammino della L. M.a: superiore a un A. A., ma inferiore a ciò che io confido voi diverrete in seguito.

D: Quindi come ha proceduto il M. V.?

R: Mi ha preso amichevolmente per la mn. ds. e ha detto: Alzatevi, ora che siete impegnato quale C. d. M. L. M.

D: Dopo come si è rivolto a voi?

R: Poiché avete assunto il S. I. di un C. d. M., procederò a confidarvi i modi di riconoscimento del Gr. Vogliate dunque avanzare verso di me così come faceste alla vostra iniziazione.

D: Quindi il M. V. cosa vi ha ordinato di fare?

R: Di fare un altro breve passo verso di lui con il pd. sin., portando il tn. del pd. ds. nell'i...o del pd. sin., come prima. Mi ha informato che questo è il s. ps. R. nella L. M.a, ed è in questa posizione che i modi di riconoscimento del Gr. vengono comunicati.

D: In cosa consistono?

R: Come nel Gr. precedente, in un Sn., un Tc. e una Pr., con la differenza che in questo Gr. il Sn. è di triplice natura.

D: Vi sarò grato se mi mostrerete la prima parte di quel triplice Sn.

R: (Dà il Sn. di Fed.)

D: Cos'è quello?

R: E' il Sn. di Fed., per proteggere simbolicamente dagli attacchi degli insidiosi la custodia di quanto ci è stato confidato.

D: La seconda parte.

R: (Dà il Sn. dell'Inv. o della Pers.)

D: Cos'è quello?

R: E' il Sn. dell'Inv. o Sn. della Pers.

D: Quando ha avuto origine?

R: Al tempo in cui G. combatteva le battaglie del Signore, quando, in questa posizione egli pregava con fervore l'Onnipotente affinché facesse continuare la luce del giorno, sì da consentirgli di completare la disfatta dei suoi nemici.

D: La terza parte.

R: (Dà il Sn. Pn.)

D: Cos'è quello?

R: Il Sn. Pn.

D: A cosa allude?

R: Alla Pn. simbolica una volta associata all'Imp. di questo Gr., che implicava che, quale uomo d'onore, un C. d. M. L. M. avrebbe preferito avere il suo c. s. d. p., piuttosto che svelare impropriamente quanto a lui confidato.

D: Comunicate il Tc. al Fr.....

R: (esegue)

D: E' corretto?

R: (Il Fr. al quale è stato comunicato, che dà il sn. del Gr. in cui è aperta la L.) Lo è, M.V.

D: Questo che cosa richiede?

R: Una pr.

D: Datemela.

R: Poiché in questo Gr., così come nel precedente, mi venne raccoman­dato di essere cauto, la pronuncerò con voi lettera per lettera, o dimezzan­dola.

D: Come volete. Cominciate pure.

R: (Viene data per sillaba)

D: Da dove deriva questa pr.?

R: Dalla cl. ds. del p...o o in..o del T. di R. S., così chiamata in onore di ..., l'Ass. Gr. Sac. che officiò alla sua consacrazione.

D: Il significato della pr.?

R: E..f….e

D: E quando congiunto a quello della parola del Gr. precedente?

R: S..b….à. Poiché D. disse "In -...- e. questa Mia casa, affinché rimanga ferma in eterno."

D: Avendo assunto I'Imp. ed essendovi stati confidati i sn., siete stato investi­to?

R: Lo sono stato, con l'insegna distintiva di un C. d. M. L. M., che - mi disse il 1° S. - indicava il progresso da me compiuto nella scienza.

D: Ripetete ciò che poi vi ha detto il M. V.

R: Consentitemi di aggiungere, a quanto detto dal 1° S., che l'insegna con la quale siete stato appena investito sta a indicare che, come C. d. M. L. M., ci si attende da voi che facciate delle Arti e Scienze Liberali il vostro futuro studio, in modo da essere al meglio in Gr. di adempiere ai vostri doveri di M. e di apprezzare le meravigliose opere dell'Onnipotente.

D: Quindi dove vi è stato ordinato di porvi?

R: Nel punto S. E. della L.

D: Ripetete la Raccomandazione.

R: Poiché la M.a è una scienza progressiva, quando foste costituito A. A. veniste posto nella parte a N. E. della L. per significare che eravate stato appena accettato. Ora siete invece a S. E., a testimonianza dei progressi che avete compiuto nella scienza. Voi adesso sembrate, stando a tutte le appa­renze esteriori, come un giusto e retto C. d. M. L. M. e io vi raccomando caldamente di continuare ad agire sempre come tale. Siccome confido che il signi­ficato dell'esortazione del Gr. precedente non sia ora, né sarà mai cancel­lato dalla vostra memoria, mi limito a farvi osservare che, come nel Gr. precedente apprendeste i principi della Verità Morale e della Virtù, ora vi è permesso di estendere le vostre ricerche ai misteri occulti della Natura e della Scienza.

D: Poi il M. V. cosa vi ha presentato?

R: Gli attrezzi da lavoro di un C. d. M. L. M. Essi sono: la Sq., la Lv. e il F. a P.

D: Quale è il loro uso?

R: La Sq. serve per mettere alla prova e aggiustare gli angoli retti delle costruzioni e per trasformare la materia grezza nella forma dovuta; la Lv. per spianare le superfici e provare che siano orizzontali; il F. a P. per verificare e aggiustare i piani verticali nel fissarli sulle loro opportune basi.

D: Ma, poiché non tutti siamo M. operativi, ma piuttosto L. e A., o speculativi, come applichiamo questi attrezzi alla nostra morale?

R: In questo senso la Sq. ci insegna la moralità, la Lv. l'uguaglianza e il F. a P. la giustizia e la rettitudine nella vita e nelle nostre azioni. Così con comportamento livellato e propositi equilibrati, noi speriamo di ascendere a quelle dimore immortali donde emana ogni bontà.

D: Quale permesso avete avuto, dopo?

R: Di potermi ritirare, per rimettermi a mio agio. Il M. V. mi informò che, al mio ritorno nella L., avrebbe richiamato la mia attenzione sulla spiegazione della T. di Tr.

Ex M. V.: Fratelli, con questo termina la prima sezione della seconda lezione.

LA RACCOMANDAZIONE E’:

A tutti i giusti e retti C. d. M. L. M.

M. V.: Fratelli, all'ordine!(TUTTI – Po., Mn., Gb. per 5 volte, da seduti.)

La Seconda Sezione della Seconda Lezione

M. V.: Fr. ………… volete assistermi a svolgere la seconda sezione della seconda lezione?

Fr: Farò del mio meglio, M. V. (se occorre va al lato N. del pied. del 1° Sorv.; saluta nel Gr. in cui la L. è aperta)

D: Perché siete stato passato al Gr. di C. d. M.?

R: Per amore della Geometria, la quinta scienza, sulla quale è fondata la L. M.a.

D: Che cosa è la Geometria?

R: Una scienza mediante la quale troviamo le dimensioni di corpi non misu­rati, comparandoli con quelli già misurati.

D: Quali sono i suoi oggetti particolari?

R: La Grandezza e l'Estensione, o una regolare progressione di scienza: dal punto alla linea, dalla linea alla superficie e dalla superficie al solido.

D: Che cosa è un punto?

R: E' il principio della materia geometrica.

D: Una linea?

R: La continuazione dello stesso punto.

D: Una superficie?

R: Larghezza e lunghezza senza spessore.

D: Che cosa è un solido?

R: Larghezza, lunghezza e spessore, che formano un cubo e comprendono il tutto.

D: Come scienza, dove venne fondata la Geometria?

R: Ad Alessandria, in Egitto.

D: Perché in Egitto?

R: Il fiume Nilo superava ogni anno i propri argini e obbligava gli abitanti a ritirarsi sulle parti alte e montagnose del paese. Quando le acque si ritiravano, quegli abitanti ritornavano alle loro abitazioni, ma spesso la violenza delle acque aveva portato via le loro pietre di confine e questo fatto causava gravi dispute, che spesso sfociavano in guerre civili. Dopo aver saputo che ad Alessandria, capitale del loro paese, vi era una L. di M. presieduta da Euclide, una loro delegazione vi si recò per esporre il loro caso di fronte allo stesso Euclide. Egli, con l'assistenza dei suoi Sorv. e degli altri Fratelli, riunì gli elementi sparsi della Geometria, li studiò, li ordinò e li compose in un sistema regolare, così come praticato dalla maggior parte delle nazioni di allora, ma che al giorno d'oggi si è arricchito dall'impiego di derivate, di sezioni coniche e di altri perfezionamenti. Mediante la scienza della Geometria, Euclide insegnò agli egiziani a misurare e assegnare con sicurezza i loro differenti distretti di territorio; con tali mezzi pose termine alle loro dispute e risolse amichevolmente le loro divergenze.

D: Vi sarò grato se vorrete ora illustrarmi i vantaggi morali della Geometria.

R: La Geometria, la prima e la più nobile delle scienze, è la base sulla quale è eretta la L. M.a. Tramite la Geometria possiamo con curiosità seguire le tracce della Natura, attraverso le sue più disparate tortuosità, fino ai più riposti recessi. Per mezzo di essa possiamo scoprire la potenza, la saggezza e la bontà del G. G. dell'U. ed osservare con meravigliosa delizia le splendide proporzioni che collegano e aggraziano questo vasto meccanismo. Tramite essa possiamo scoprire come si muovono i pianeti nelle loro diverse orbite, e dimostrare matematicamente le loro varie rivolu­zioni. Tramite essa possiamo renderci conto razionalmente del succedersi delle stagioni e della varietà di scene che ogni stagione dispiega ad occhi che sanno discernere. Innumerevoli mondi, tutti creati dallo stesso Divino artefi­ce, ci circondano e ruotano nel vasto spazio e sono guidati dalle stesse ed infallibili leggi della Natura. Mentre tali soggetti impegnano la nostra attenzio­ne, come dobbiamo migliorarci e con quali grandiose idee deve una tale conoscenza riempire i nostri animi! Fu l'osservazione della natura e l'esame delle sue magnifiche proporzioni, che per prime indussero l'uomo ad imitare il progetto Divino e a studiare la simmetria e l'ordine. Ciò fece sorgere la civiltà e nascere ogni utile arte. L'architetto iniziò a disegnare e i piani che egli stese, migliorati dal tempo e dall'esperienza, hanno prodotto alcune di quelle eccellenti opere che sono state ammirate in tutte le epoche.

D: Avete mai viaggiato?

R: I miei progenitori lo hanno fatto.

D: Ed essi dove viaggiarono?

R: Verso E. e verso O.

D: Quale era lo scopo dei loro viaggi?

R: Essi viaggiarono verso E. per istruirsi e verso O. per propagare la cono­scenza da essi acquisita.

D: Avete mai lavorato?

R: I miei antichi Fratelli lo fecero.

D: E dove lavorarono?

R: Alla costruzione del T. di R. S. ed a molti altri imponenti edifici.

D: Se lavorarono presumo che essi ricevessero un salario: ogni quanto tempo questo avveniva?

R: Sei giorni o meno.

D: E perché non anche il settimo giorno?

R: Perché all'Onnipotente piacque impiegare sei giorni, o periodi, nella crea­zione dei Cl. e della Tr. e di tutte le cose ivi contenute, quindi il settimo giorno si riposò.

D: Vogliate adesso darci un'illustrazione dei sei periodi della Creazione.

R: Quando consideriamo che la formazione del mondo fu opera di quell'Onni­potente Essere che creò questo splendido sistema dell'Universo e fece sì che tutta la natura fosse sotto la sua diretta cura e protezione, quanto dovremmo magnificare ed adorare il Suo Santo nome, per la Sua infinita saggezza, bontà e misericordia verso i figli degli uomini! Prima che l'Onnipotente si compiacesse di comandare che tutto questo insieme avesse esistenza, gli elementi ed i materiali della Creazione giacevano amalgamati ma senza forma né distinzione. Le Tenebre erano sospese sulle grandi profondità, quando lo Spirito di D. aleggiò sulla superficie delle acque. Quale esempio all'uomo che i compiti del momento dovrebbero essere portati a termine con la dovuta determinazione, Egli si compiacque di comandare che in sei giorni, o periodi, dal caos tutto ciò sfociasse nella perfezione. La prima espressione della Sua suprema potenza si manifestò nel comandare che vi fosse Lc. Soddisfatto da quanto aveva attuato la Sua divina bontà, Egli le dette la Sua sacra approvazione e la distinse tramite un nome; Egli chiamò Giorno la luce, e Notte le tenebre. Allo scopo di mantenere questa materia appena formata nei suoi giusti confini, Egli impiegò il secondo periodo a disporre le fondamenta del Cielo, che Egli chiamò firmamento, progettato per trattenere le acque entro le nuvole e separate da quelle al di sotto di esse. Il terzo periodo venne impiegato nel disporre queste acque entro debiti confini e, in conseguenza al loro ritirarsi, apparve il suolo asciutto, che Egli chiamò Terra, mentre chiamò Mari le masse d'acqua così raccolte. La Terra era ancora irregolare e incolta: D. pronunciò la parola ed essa fu subito coperta da un meraviglioso manto di erba, utile all'alimentazione delle forme primordiali; seguirono erbe, piante, fiori, arbusti ed alberi di tutti i generi, che crebbero fino a completa maturazione e perfezione. Nel quarto periodo furono creati quei due grandi corpi luminosi, il Sl. e la Ln.: uno per regolare il giorno, l'altro per governare la notte. La storia delle cose sacre ci informa inoltre che essi vennero regolati per segni e per stagio­ni, per giorni e per anni. Oltre al Sl. e alla Ln., l'Onnipotente si compiac­que di cospargere la volta eterea di una moltitudine dei Stelle che l'uomo, che Egli aveva intenzione di creare, avrebbe potuto contemplare e quindi giustamente ammirare la maestà e la gloria del Suo creatore. Nel quinto periodo Egli creò gli uccelli, affinché volassero nell'aria ed allie­tassero l'uomo sia nella vista che nell'udito, potendone ammirare alcuni per il loro splendido piumaggio ed insolite attitudini, altri per le loro note melodiose. Egli, durante lo stesso periodo, fece sì che nelle acque apparisse una gran varietà di pesci. Per imprimere nell'uomo un rispetto riverenziale della Sua divina onnipotenza, Egli creò enormi balene che, con altri esseri degli abissi, ognuno nella propria specie, si moltiplicarono e crebbero in gran numero. Nel sesto periodo Egli creò le bestie dei pascoli ed i rettili che strisciano sulla terra. Qui possiamo facilmente percepire la saggezza e la bontà dell'Onni­potente, manifestata in ogni Suo atto, col produrre tutti gli effetti desiderati senza l'aiuto di cause naturali, come l'aver dato la luce alla terra, prima di aver creato il Sole, e facendo sì che la terra divenisse fertile senza l'influenza dei Corpi Celesti. Egli non creò le bestie dei pascoli prima di aver provveduto loro erba sufficiente per pascolare, né creò l'uomo prima di aver completato il resto della Sua opera ed avergli predisposto un alloggio con tutto il necessario per la vita e per il piacere. Quindi, per accrescere ancor più la dignità dell'opera delle Sue mani, Egli creò l'uomo, che comparve al mondo con maggior splendore di qualsiasi altra creatura che lo aveva preceduto. Il resto, infatti, apparve grazie solo ad un semplice Suo comando: D. pronunciò la parola e ciò fu fatto. Alla formazione dell'uomo vi fu una consultazione. D. disse espressamente: facciamo l'Uomo, che fu di conseguenza formato dalla polvere della terra e il soffio della vita venne alitato nelle sue narici e l'uomo divenne un'anima vivente. In questa singola creatura era concentrato quanto di più eccellente vi fosse nell'intero creato; la qualità o sostanza di un essere animale, la vita delle piante, i sensi delle bestie e, soprattutto, la comprensio­ne degli Angeli; creato come immagine diretta di D., col corpo eretto, indicando così che l'integrità e la rettitudine lo avrebbero sempre accompa­gnato nell'adorazione del suo Divino Creatore, che così generosamente lo aveva dotato della facoltà di parlare e gli aveva donato quella nobile facoltà chiamata Ragione. L'Onnipotente, come Suo ultimo e migliore dono all'uomo, creò allora la donna: sotto le Sue mani formatrici crebbe una creatura, simile all'uomo, ma di sesso diverso, così amabilmente candida che tutto ciò che nel mondo prima era candido, adesso pareva misero oppure in ella concentrato, conte­nuto. Ella comparve, condotta dal suo Creatore celeste, benché ad ella invisibile, guidata dalla Sua voce e adornata di tutto ciò che il cielo e la terra pote­vano donarle per renderla maggiormente amabile: la grazia accompagnava tutti i suoi passi, il Cielo era nei suoi occhi e, in ogni suo gesto, dignità e amore. Essendo l'opera di D. terminata con il sesto periodo, durante il settimo Egli si riposò. Egli pertanto santificò e benedisse il settimo giorno, impartendo così un'utile lezione agli uomini: quella di lavorare industriosamente per sei giorni, onde mantenere sé stessi e le loro famiglie, coman­dando loro rigorosamente di riposare il settimo, per poter meglio contemplare le opere della creazione e per adorarLo quale loro Creatore; per andare nel Suo santuario e renderGli grazie per la loro conservazione, il loro benessere e per tutte le altre benedizioni che essi hanno così prodigalmente ricevuto dalle Sue mani.

Ex M. V.: Fratelli, con questo termina la seconda sezione della seconda lezione.

LA RACCOMANDAZIONE E’:

Possa il ricordo dei sei periodi della Creazione stimolare i C. d. M. ad agire industriosamente.

M. V.: Fratelli, all'ordine!(TUTTI – Po., Mn., Gb. per 5 volte, da seduti.)

La Terza Sezione della Seconda Lezione

M. V.: Fr. ………… volete assistermi a svolgere la terza sezione della seconda lezione?

Fr: Farò del mio meglio, M. V. (se occorre va al lato N. del pied. del 1° Sorv.; saluta nel Gr. in cui la L. è aperta)

D: Quali erano i nomi delle due grandi Cl. poste nel portico o ingresso del T. di R. S.?

R: Quella sulla sin. era chiamata -...- e quella sulla ds. -....

D: Qual'è il loro significato disgiunto e quello congiunto?

R: La prima denota -…- la seconda -...- e congiuntamente -…- poiché D. disse: "In -...- e. questa Mia casa, affinché rimanga ferma in eterno.

D: Qual'era l'altezza delle due Cl.?

R: Diciassette cubiti e mezzo ciascuna.

D: La loro circonferenza?

R: Dodici.

D: Il loro diametro?

R: Quattro.

D: Erano vuote o piene?

R: Vuote.

D: Perché furono fatte vuote?

R: Per meglio servire come archivi della M.a, in quanto al loro interno erano depositati i volumi delle costituzioni.

D: Essendo cave, qual'era lo spessore del bordo o rivestimento esterno?

R: Quattro pollici, ovvero la larghezza di una mano.

D: Di che cosa erano fatte?

R: Di bronzo fuso.

D: Dove vennero fuse?

R: Nella piana del Giordano, nel terreno argilloso tra Succoth e Zeredathah, dove R. S. ordinò che queste e tutto il vasellame sacro, venissero fuse.

D: Chi diresse la loro fusione?

R: H. A.

D: Con che cosa vennero adornate tali Cl.?

R: Con due capitelli.

D: Quanto erano alti?

R: Cinque cubiti ciascuno.

D: Con che cosa vennero arricchiti?

R: Con intrecci a rete, gigli e melograni.

D: Cosa indicano gli intrecci a rete, i gigli e i melograni.

R: L'intreccio a rete, con il loro reticolato, denota l'unione; l'ornamento di gigli, per il loro candore, la pace; i melograni, con la sovrabbondanza dei loro semi, denotano la copiosità.

D: Quante file di melograni vi erano in ciascun capitello? E quanti melograni in ogni fila?

R: Vi erano due file di melograni per ciascun capitello e cento melograni per ciascuna fila.

D: Con cosa furono ulteriormente adornati?

R: Con due globi sferici.

D: E su di essi cosa era raffigurato?

R: Le Mappe del G. C. e del G. T.

D: A cosa allude ciò?

R: Alla M.a Universale.

D: Quando furono considerate completate?

R: Quando l'ornamento a rete, o calotta, venne gettato su di esse.

D: Dove fu ordinato di collocarle?

R: All'ingresso del T., per ricordare ai figli d'Israele quella miracolosa colonna di fuoco e nubi, che aveva sortito due splendidi effetti. Il fuoco aveva dato luce agli Israeliti durante la loro fuga dalla schiavitù in Egitto e le nubi avevano sparso l'oscurità sul Faraone e le sue truppe, quando avevano tentato di raggiungerli. R. S. ordinò che venissero poste all'ingresso del T., considerando quel luogo come il più adatto e conveniente affinché i figli d'Israele avessero continuamente davanti agli occhi, ogni volta che si recavano e ritornavano dal Servizio Divino, il ricordo della felice liberazione dei loro antenati.

D: Dove si recavano i nostri antichi Fratelli per ricevere il loro salario?

R: Nella camera di mezzo del T. di R. S.

D: Come arrivavano fin là?

R: Passando dal p...o o i...o, posto sul lato a S.

D: Una volta entrati nel p....o, dove giungevano?

R: Ai piedi della scala curva che conduceva alla C. di M.

D: Chi ostacolava la loro salita?

R: Il 2° S.

D: Che cosa chiedeva ai nostri antichi Fratelli?

R: La str. di ps. e la pr. di ps. che conducono dal Primo al Secondo Gr.

D: Comunicate la str. di ps. al Fr. ………….

R: (Viene data la str. di ps.)

D: E' corretta?

R: (Il Fr. al quale è stata comunicata traccia il sn. del Gr. in cui è aperta la L.) Lo è, M. V.

D: Che cosa richiede questa str.?

R: Una pr. di ps.

D: Datemela.

R: (Viene data la pr. di ps. a voce alta)

D: Che cosa significa tale parola?

R: A......a

D: Come'è rappresentata nelle nostre Logge?

R: Da una s. di g. vicino a una c. d'a.

D: Vi sarò grato se vorrete spiegarmi quale fu l'origine di questa p..a.

R: La parola -...- trae le sue origini dai tempi in cui un esercito di Efraimiti attraversò il fiume Giordano con atteggiamento ostile nei confronti di Gefta, il celebre generale dei Gileaditi. La ragione da essi addotta per tale visita ostile era che essi non erano stati chiamati a prender parte agli onori della guerra Ammonitica; ma la loro reale aspirazione era quella di prender parte al bottino assi ricco, di cui, come conseguenza della guerra, sia Gefta, sia il suo esercito, erano allora in possesso. Gli Efraimiti erano sempre stati considerati gente rumorosa e turbolenta, ma si abbandonarono poi ad aperte violenze e, dopo gravi insulti verso i Gileaditi in generale, minacciarono di far perire il loro vittorioso comandante e di distruggere con il fuoco la sua casa. Gefta, dal canto suo, tentò ogni mezzo pacifico per calmarli ma, rivelatosi inutile ogni tentativo, fece ricorso a metodi più drastici. Egli radunò quindi il suo esercito e ingaggiò una battaglia contro gli Efraimiti, li sconfisse e li mise in fuga. Allo scopo di rendere la sua vittoria definitiva e di garantirsi da simili attacchi in futuro, inviò alcuni distaccamenti del suo esercito a presidiare i passaggi attraverso il fiume Giordano, per i quali egli sapeva bene che i ribelli dovevano necessariamente passare per riguadagnare le loro terre. Egli dette severi ordini ai suoi soldati: se qualche fuggiasco fosse passato per quella via, dichiarandosi un Efraimita, doveva essere immediatamente ucciso. Se avesse tergiversato o negato doveva essere messo alla prova con una parola. La parola era -…-. Costoro, a causa di un difetto tipico della pronuncia del loro dialetto, non erano in grado di pronunciarla correttamente, ma dicevano -...- e questa piccola differenza denunciava la loro origine e costava loro la vita. La Scrittura ci dà notizia che in quel giorno caddero, sul campo di battaglia e sulle rive del Giordano, quarantaduemila Efraimiti. Poiché -...- venne allora usata quale parola d'esame per riconoscere l'amico dal nemico, R. S. fece sì che, in seguito, essa venisse adottata come pr. di ps. in una L. di C. d. M., per evitare che una qualsiasi persona non qualificata potesse salire la scala curva che conduce alla camera di mezzo del Tempio.

Ex M. V.: Fratelli, con questo termina la terza sezione della seconda lezione.

LA RACCOMANDAZIONE E’:

Possano l'Abbondanza, la Pace e l'Unanimità regnare per sempre tra i C. d. M.

M. V.: Fratelli, all'ordine!(TUTTI – Po., Mn., Gb. per 5 volte, da seduti.)

La Quarta Sezione della Seconda Lezione

M. V.: Fr. ………… volete assistermi a svolgere la quarta sezione della seconda lezione?

Fr: Farò del mio meglio, M. V. (se occorre va al lato N. del pied. del 1° Sorv.; saluta nel Gr. in cui la L. è aperta)

D: Dopo che i nostri antichi Fratelli avevano dato tale prova inconfutabile al 2° S., costui che cosa diceva loro?

R: Passate -...

D: E dove passavano, allora?

R: Salivano per la scala curva.

D: Da quanti gradini era composta?

R: Da tre, cinque, sette o più.

D: Perché tre?

R: Tre reggono una L.

D: Perché cinque?

R: Cinque tengono una L.

D: Perché sette o più?

R: Sette la rendono perfetta.

D: Chi sono i tre che reggono una L.?

R: Il M. V. e i suoi due Sorv.

D: Chi sono i cinque che tengono una L.?

R: Il M. V., i due Sorv. e due C. d. M.

D: Chi sono i sette che la rendono perfetta?

R: Due A. A., aggiunti ai primi cinque.

D: Perché tre reggono una L.?

R: Poiché tre furono i G. M. che presiedettero alla costruzione del primo T. a Gerusalemme: S. R. d'I., H. R. di T. e H. A.

D: Perché cinque tengono una L.?

R: Ciò allude ai cinque nobili ordini architettonici: Toscano, Dorico, Ionico, Corinzio e Composito.

D: Siete pregato d'illustrare le origini di questi ordini.

R: Nella storia dell'uomo, non c'è niente di più rimarchevole del fatto che la M.a e la civilizzazione, come due sorelle gemelle, abbiano sempre proceduto assieme, mano nella mano e gli Ordini Architettonici segnano il loro sviluppo e il loro progresso. Oscuri, desolanti e senza conforto erano quei tempi in cui la M.a non aveva ancora tracciato la sua linea, né esteso il suo compasso. Le razze umane, nella più assoluta e selvaggia libertà, timorose l'una dell'altra e ostili l'una contro l'altra, si nascondevano nella boscaglia o nelle caverne della terra. In quei tenebrosi recessi e in quelle tetre solitudini le trovò la Libera M.a e il G. G. dell'U., mosso a pietà dal loro misera situazione, le istruì nel costruire case per la propria tranquillità, difesa e comodo. E' facile comprendere che agli albori della società, la genialità fosse poco sviluppata. I primi fabbricati furono quindi piccoli e la loro struttura semplice e rustica: niente più di alcuni alberi con le cime appoggiate l'una all'altra, a forma di cono, intrecciati con arbusti e cementati con fango per eliminare gli spifferi e completare l'opera. Possiamo facilmente immaginare che in tale epoca primordiale ognuno desiderasse rendere la propria dimora più confortevole di quella del proprio vicino, migliorando ciò che era già stato fatto. Col tempo pertanto l'osserva­zione, che assiste quella naturale sagacia comune anche in animi incolti, li portò a considerare la scomodità di abitazioni di forma circolare ed a costruirne altre, più spaziose e comode, di forma quadrata, piantando tronchi d'albe­ro perpendicolarmente al terreno, per formare le pareti, riempiendo gli spazi vuoti con frasche, tra loro intrecciate e coperte di fango. Su tali tronchi vennero quindi appoggiate travi orizzontali che, ben fissate agli angoli, mantenevano saldi i lati e, al tempo stesso, servivano da appoggio per la copertura, o tetto, della costruzione, composto da travicelli, sui quali venivano stesi più strati di canne, foglie e argilla. Tuttavia, per quanto rustiche ed ineleganti fossero queste costruzioni, esse ebbero questo effetto salutare: aggregando l'umanità, spianarono la strada al progresso delle arti e della civilizzazione. Come i corpi più duri sono levigati dall'attrito, altrettanto lo sono i comportamenti più rudi, grazie alla comunione e al rapporto con gli altri. Così, per gradi, gli uomini migliorarono nell'arte di costruire ed inventarono metodi per rendere le loro capanne più durature ed eleganti, oltre che comode. Essi eliminarono le scorze ed altre asperità dai tronchi degli alberi che formavano le pareti, sollevarono le capanne dal terreno e dall'umido poggiandole su massi e le coprirono con lastre di pietra, o tegole, per non far entrare la pioggia. Riempirono le intercapedini tra le punte dei travicelli con argilla o altre sostanze e coprirono le punte dei travetti con tavole, tagliate a guisa di triglifi. Anche la forma del tetto mutò poiché, essendo piana, era poco adatta a far scorrere via la pioggia che cadeva abbondante durante la stagione invernale: sollevandone il centro, il tetto assunse la forma a due spioventi, usando traverse sui travicelli per sostenere l'argilla e gli altri mate­riali che componevano la copertura. Da queste semplici forme trassero origine gli Ordini Architettonici poiché, quando le costruzioni in legno furono abbandonate e l'uomo iniziò ad erigere imponenti edifici in pietra, essi imitarono le parti che, per pura necessità, erano state introdotte nelle capanne primitive. Simili cambiamenti si riflettono anche nei Templi che, all'inizio semplici e rustici pure loro, col tempo e con l'ingegno degli architetti succedutisi migliorarono a un tal punto di perfezione in modelli diversi, che ciascuno di questi venne chiamato, per la sua eccellenza, un "Ordine". Degli Ordini, tre sono di origine Greca e sono chiamati Ordini Greci. Indicati col nome di Dorico, Ionico e Corinzio, mostrano tre distinte caratteristiche di composizione, suggerite dalla diversità di forma nella cornice umana. Gli altri due sono di origine Italiana, sono chiamati Ordini Romani e distinti dai nomi: Toscano e Composito. L'ordine Toscano è il più semplice e solido e, per la sua semplicità, è al primo posto nell'elenco dei cinque Ordini Architettonici. La sua colonna è alta sette diametri; la base, il capitello e la trabeazione hanno poche modanature e nessun ornamento. E' stato perciò paragonato a un robusto operaio, abbi­gliato in vesti casalinghe. Questo Ordine non è che il Dorico, ma semplificato o scevro dei suoi ornamenti, per adattarsi a certi scopi ed è stato adottato dagli abitanti della Toscana, una colonia Dorica. Tuttavia, nella sua sempli­cità, esso possiede una particolare bellezza che gli aggiunge valore e lo rende idoneo a essere usato in strutture dove un ordine ricco e delicato può apparire superfluo. L'Ordine Dorico è il primo nella lista degli ordini Greci e il secondo nell'elenco degli Ordini Architettonici. La sua colonna, adatta alle proporzioni moderne, è alta otto diametri, e non possiede alcun ornamento eccetto modanature sulla base o sul capitello. I suoi fregi si distinguono in triglifi e metopi e la sua cornice in mutuli. Poiché è l'ordine più antico di tutti, esso ricorda più di ogni altro lo stile primitivo delle capanne. I triglifi nel fregio rappresentano le estremità dei travicelli e i mutuli nella cornice rappresentano le traversine. La composizione di questo Ordine è al tempo stesso grandiosa e nobile. Può essere paragonato a un uomo adulto e muscoloso, quindi la presenza di delicati ornamenti non si addice alla sua caratteristica di solidità, ma eccelle invece per la regolarità delle sue proporzioni ed è usato principalmente in strutture militari, dove è richiesto un senso di forza e di nobile semplicità. A questo punto gli uomini vollero aggiungere alle costruzioni, che erano ammirevolmente misurate in forza e comodità, anche qualche parvenza di grazia ed eleganza, qualità che la continua osservazione del sesso femminile suggeriva, in quanto l'occhio sensibile al fascino della simmetria è conscio dell'eleganza e della bellezza della donna. Ciò dette origine all'Ordine Ionico. La sua colonna è alta nove diametri; il suo Capitello è adornato con volute e la sua cornice è dentellata. La Storia ci informa che il famoso Tempio di Diana, a Efeso, la cui edificazione richiese oltre 200 anni, venne costruito usando questo Ordine. Nell'invenzione di questa colonna si possono notare sia l'eleganza sia l'ingegnosità: essa è fatta prendendo a modello una bella e giovane donna, dalle forme aggraziate e abbigliata della sua sola capigliatura, a contrasto con la colonna Dorica, modellata su un uomo forte e robusto. Così il genio dell'uomo cominciava a sbocciare, maturando alla perfezione le foglie e i fiori, per produrre i frutti più belli: tutte le arti liberali ed ogni ingegnosa scienza che potesse civilizzare, raffinare ed esaltare il genere umano. Fu allora che la M.a indossò le sue vesti più sfarzose e si ricoprì del suo manto più luminoso. Un nuovo capitello venne ideato da Callimaco, a Corinto, che dette così origine al Corinzio, considerato il più ricco degli Ordini ed un capolavoro d'arte. La sua colonna è alta dieci diametri, il suo capitello è adornato con due file di foglie ed otto volute, che sostengono l'abaco. Questo Ordine è usato soprattutto nelle costruzioni imponenti e fastose. Callimaco trasse lo spunto per il capitello di questa colonna dalla seguente rimarchevole circostanza. Passando casualmente nei pressi della tomba di una fanciulla, egli notò un paniere, forse posato il quel posto dalla nutrice della fanciulla morta, pieno di giocattoli, coperto da una tegola, e posato sopra le radici di una pianta di acanto. Le foglie, crescendo, avevano circondato il paniere e, giunte all'altezza della tegola e trovando in essa un ostacolo, si erano ripiegate su sé stesse, verso il basso. Callimaco, colpito dall'aspetto attraente del paniere, ne imitò le sembianze: nella base del capi­tello egli rappresentò il paniere, nell'abaco la tegola e, nelle volute, le foglie di acanto ripiegate. Tuttavia, non ancora soddisfatta di questa eccellente espressione della propria potenza, la M.a tenne alta la sua fiaccola ed illuminò l'intero complesso delle Arti e delle Scienze. E ciò dette origine all'Ordine Composito, così denominato perché composto, appunto, da parti tratte dagli altri Ordini: il suo capitello è ornato dalle due file di foglie del Corinzio, le volute dello Ionico e il quartabuono degli Ordini Toscano e Dorico. La sua colonna è alta dieci diametri e la sua cornice ha una dentel­latura o una semplice medaglionatura. Questo Ordine è usato principalmente in strutture nelle quali è richiesta forza, eleganza e bellezza. La Pittura e la Scultura si adoperarono allo spasimo per decorare gli edifici innalzati grazie alla splendida scienza, mentre abili mani produssero mobilia e tappezzeria. Musica, eloquenza, poesia; temperanza, fortezza, prudenza, giustizia; virtù, onore, pietà; fede, speranza, carità e molti altri simboli della M.a ornarono e abbellirono gli edifici, ma nessu­no rifulse con maggior splendore dell'Amore Fraterno, del Conforto e della Verità. D: Perché sette o più rendono perfetta una L.?

R: Poiché il R. S. impiegò sette anni e più per costruire, completare e dedicare il T. di G. al servizio di D.

D: Vi è un'ulteriore allusione.

R: Alle sette arti e scienze liberali: Grammatica, Retorica, Logica, Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia.

D: Vi sarò grato se vorrete illustrare la Grammatica.

R: La Grammatica ci insegna la precisa posizione delle parole, secondo la lingua e i dialetti di ciascun popolo, e stabilisce l'esatta pronuncia che ci consente di parlare e scrivere in una lingua con accuratezza e precisione, in accordo con la ragione, l'autorità ed i ferrei dettami della letteratura.

D: Vogliate illustrare la Retorica.

R: La Retorica ci insegna a parlare con sicurezza e speditezza su qualunque soggetto, non solo con proprietà, ma anche con tutti i vantaggi derivanti dalla forza e dall'eleganza, permettendoci saggiamente di affascinare l'uditorio con la forza degli argomenti e la bellezza dell'espressione, sia nelle suppliche, sia nell'insegnamento, nelle esortazioni, negli ammonimenti o negli elogi.

D: Vogliate illustrare la Logica.

R: La Logica ci insegna a guidare la nostra ragione con discrezione, nella generale conoscenza delle cose e nel dirigere la nostra ricerca verso la verità, tanto per l'istruzione degli altri, che per il nostro perfezionamento. La Logica consiste in una regolare concatenazione di argomenti, per cui desumiamo, deduciamo e concludiamo secondo certe premesse da noi poste, ammesse e concesse. In essa sono impiegate le facoltà di concepire, ragionare, giudicare e determinare, le quali passano naturalmente da un grado all'altro, fino al punto nel quale la questione è finalmente determinata.

D: Vogliate illustrare l' Aritmetica.

R: L'Aritmetica tratta dei poteri e delle proprietà dei numeri. Per mezzo di questa scienza le ragioni e le dimostrazioni sono date cercando un numero le cui relazioni o le affinità con un altro sono già note.

D: Vogliate illustrare la Geometria.

R: La Geometria tratta dei poteri o delle proprietà delle grandezze in generale, dove lunghezza, larghezza, altezza e spessore sono considerate separatamente o insieme. Per mezzo di questa scienza, l'Architetto può formare i suoi piani ed eseguirne i disegni; il Generale può sistemare i propri soldati; l'Ingegnere può tracciare linee sul terreno per gli accampamenti; il Geografo può darci le dimensioni del mondo, determinare l'estensione dei mari, specificare i confini degli Imperi, dei Regni, delle Province. Per mezzo della Geometria gli Astronomi possono compiere le loro osservazioni, calcolare o stabilire la durata dei tempi, delle stagioni, degli anni, dei cicli. Infine, la Geometria è la base e la radice della Matematica.

D: Vogliate illustrare la Musica.

R: La Musica insegna l'arte di formare accordi, per produrre deliziose armo­nie, quale effetto di una disposizione proporzionale e matematica dei suoni acuti, gravi e misti. Questa arte, per mezzo di una serie di esperimenti, è ridotta a scienza dimostrativa, rispetto ai toni ed agli intervalli dei suoni. Essa indaga sulla natura del concorde e del discorde e ci mette in grado di trovare la giusta proporzione tra essi, per mezzo dei numeri; e non risplende mai con maggior fulgore di quando è impiegata nel celebrare le lodi al G. G. D. U.

D: Vogliate illustrare l'Astronomia.

R: Essa è quell'Arte divina tramite la quale possiamo conoscere la Saggezza, il Potere e la Bellezza dell'Onnipotente Creatore in quelle sacre pagine dalla sfera celeste. Assistiti dall'Astronomia, possiamo osservare i movimenti, misurare le distanze, apprezzare le grandezze e calcolare i periodi e le eclissi dei Corpi Celesti. Mediante essa, inoltre, possiamo conoscere la costituzione degli astri, il sistema dei mondi e le leggi fondamentali della Natura. Mentre siamo impegnati nello studio di questa meravigliosa scienza, possiamo percepire incomparabili esempi di saggezza e di bontà e vedere, in ogni istanza, l'impronta del Glorioso Autore e della Sua opera.

Ex M. V.: Fratelli, con questo termina la quarta sezione della seconda lezione.

LA RACCOMANDAZIONE E’:

Possa lo studio delle Sette Arti e Scienze Liberali renderci degni delle benedizioni dell'Essere Supremo.

M. V.: Fratelli, all'ordine!(TUTTI – Po., Mn., Gb. per 5 volte, da seduti.)

La Quinta Sezione della Seconda Lezione

M. V.: Fr. ………… volete assistermi a svolgere la quinta sezione della seconda lezione?

Fr: Farò del mio meglio, M. V. (se occorre va al lato N. del pied. del 1° Sorv.; saluta nel Gr. in cui la L. è aperta)

D: Quando i nostri Antichi Fratelli arrivavano alla sommità della scala curva, dove si trovavano?

R: Alla porta della C. di M. del T.

D: Come trovavano quella porta?

R: Aperta, ma debitamente protetta.

D: Protetta da chi?

R: Dal 1° S.

D: Protetta nei confronti di chi?

R: Tutti coloro che erano al di sotto del Gr. di C. d. M.

D: Che cosa domandava ai nostri antichi Fratelli?

R: Il sn., il tc. e la pr. di un C. d. M.

D: Dopo che essi avevano dato tali prove inoppugnabili, cosa diceva loro?

R: Passate -...-

D: E dove passavano?

R: Nella C. di M. del T.

D: Perché si recavano là?

R: Per ricevere il loro salario.

D: Come lo ricevevano?

R: Senza scrupolo, né diffidenza.

D: Perché in questo modo particolare?

R: Senza scrupolo ben sapendo di averne il giusto diritto e senza diffidenza per la grande fiducia che essi riponevano nella probità dei loro datori di lavoro di quel tempo.

D: Prima di completare la Lezione, vorrei essere informato sul numero delle classi in cui erano suddivisi i lavoranti.

R: R. S. suddivise i diversi artefici in tre classi, un aspetto particolarmente notato dai M., poiché è dai piani di quel monarca, usati per edificare quella magnifica struttura, che noi deduciamo l'origine del nostro attuale sistema di governo.

D: Quali nomi designavano le tre classi?

R: Governatori, o direttori generali; Supervisori, o beneficatori della gente; Artigiani, o esecutori dell'opera.

D: Quanti uomini comprendeva ciascuna classe?

R: Vi erano trecento Governatori, tremilatrecento Supervisori e ottantamila Artigiani. I Governatori e i Supervisori erano tutti esperti Artigiani o uomini di scienza. Allo scopo di istruire e suddividere l'impiego degli Artigiani essi erano organizzati in compagnie o L., che consistevano di sette A. A. e cinque C. d. M.; ogni L. era presieduta da un esperto Artigiano.

D: Perché erano suddivisi in tal modo

R: Perché questa triplice suddivisione, oltre ad essere simbolica, era conce­pita al meglio per assicurare una promozione in base al merito, per mantene­re la giusta subordinazione, e per evitare qualsiasi confusione nel lavoro.

D: Vi erano altri ancora impiegati per la costruzione?

R: Vi erano altri settantamila spaccatori di pietra o portatori di pesi, sotto la supervisione di Adonhiram, un mirabile artista che, per il suo zelo e fedeltà era stato innalzato ai più alti onori. Cosicché il numero totale di uomini impiegati per la costruzione era di centocinquantatremila e seicento.

D: Per quanto tempo furono impiegati?

R: Per sette anni e sei mesi, poiché il lavoro ebbe inizio nel quarto anno del regno di R. S., nel secondo giorno del secondo mese e venne completato nell'undicesimo anno del suo regno. Nell'anno successivo esso venne dedica­to a D. da R. S., alla presenza delle dodici tribù d'Israele e con un immenso afflusso di spettatori giunti dalle nazioni vicine, con tutto lo splendore e la magnificenza che l'ingegno umano potesse concepire, al fine di testimoniare la bontà e dimostrare la gloria del Creatore. La preghiera rivolta in quella solenne occasione è ancora oggi citata nei sacri archivi.

D: Quando i nostri antichi Fratelli erano nella C. di M. del T., da cosa veniva particolarmente attratta la loro attenzione?

R: Da certi caratteri Ebraici, che sono oggi rappresentati nella L. dei C. d. M. dalla lettera G. (M. V. ; 1° S. ; 2° S. ) (TUTTI si alzano)

D: Che cosa significa questa lettera G?

R: D. (TUTTI – Sn. di Riv.), il G. G. dell'U., al quale noi tutti dobbiamo sottomissione e adorazione. (TUTTI - abbassano il Sn.)

Ex M. V.: Fratelli, questo conclude la quinta sezione e la lezione.

La RACCOMANDAZIONE è:

All'Ill.mo e Ven.mo G. M.

M. V.: Fratelli, all'ordine!(Alla chiusura dell'ultima sezione della seconda lezione viene dato ciò che viene comunemente chiamato il Fuoco nella M.a.

Nella Emulation Lodge of Improvement esso viene dato con dignitosa rapidità ed è consuetudine inserire il sn. del 1° Gr. prima dell'ultima parte di ogni gruppo di tre).