Massoneria e Anti-massoneria
Antimassoneria
fascista
L'antimassoneria di stampo
fascista in Italia fu il risultato della convergenza di due posizioni diverse:
l'antimassonismo mussoliniano, già presente nella corrente massimalista del
Partito Socialista, e l'antimassonismo nazionalista.
Il Partito nazionalista fin dalle sue origini pose alla base della sua azione
politica la lotta alla Massoneria. Nel primo congresso del Partito la proposta
d'incompatibilità tra Massoneria e Nazionalismo venne approvata per
acclamazione. Attraverso la rivista "L'Idea Nazionale", nel 1912 venne
condotta una sistematica campagna di diffamazione contro le obbedienze
massoniche allora esistenti in Italia.
Partendo da questi presupposti, non stupisce che Mussolini, nel 1923, facesse
dichiarare dal Gran Consiglio l'incompatibilità tra Partito nazionale fascista e
Massoneria. Da quel momento si scatenò la violenza contro i massoni e i loro
templi. Il giornale "Cremona Nuova", organo di stampa di Farinacci,
sollecitò lo Stato a entrare in possesso dei nomi dei massoni per "fucilarli in
massa, come traditori della patria" 1
e a Firenze il Direttorio del Fascio pubblicò un manifesto in cui si proclamava:
"Da oggi in poi, né i massoni né la Massoneria devono rimanere anche un solo
attimo liberi dalla persecuzione. La distruzione delle Logge è diventata una
farsa. Si devono annientare, senza misericordia, i massoni, i loro beni, i loro
interessi. Essi devono venir cacciati via dai pubblici impieghi... Nessuno deve
restare escluso. Bravi cittadini devono schivare ogni massone. Sotto il peso
della nostra forza, essi devono venir isolati, come lebbrosi; noi dichiariamo
guerra a questa associazione di codardi e vogliamo fare il nostro dovere,
liberare finalmente l'Italia da questi acerrimi nemici".
Alla campagna stampa fece seguito la distruzione delle sedi massoniche di
Torino, Pistoia, Lucca, Livorno, Siena, Firenze, Bari e Ancona. A Venezia gli
arredi sequestrati alle logge vennero esposti nella Casa del Fascio e il 7
agosto e il 13 settembre 1924 a Roma furono compiuti due tentativi di assaltare
la sede del Grande Oriente a Palazzo Giustiniani. La sede della Gran Loggia di
Piazza del Gesù venne completamente distrutta l'11 ottobre 1925, mentre una
settimana prima a Firenze gli squadristi della Legione Tullio Tamburini
uccidevano i massoni Giovanni Becciolini, Gaetano Pilati e Gustavo Console. In
questo clima persecutorio venne approvata nel maggio 1925, con 239 voti a favore
e 4 contrari 2, la famosa legge
Sulla disciplina di associazioni, enti e istituti e sull'appartenenza ai
medesimi del personale dipendente dallo Stato, che seppur mai citando la
Massoneria era stata espressamente varata per metterla fuorilegge. Il Senato
approvò a sua volta la legge il 20 novembre che venne pubblicata sulla "Gazzetta
Ufficiale" il 26 novembre 1925.
La stesura del testo venne preceduta dal lavoro di una Commissione di studio,
denominata dei Quindici, specificamente dedicata alla storia e all'opera della
Massoneria. La commissione, presieduta dal senatore Giovanni Gentile, giunse
alle conclusioni che la Massoneria era portatrice di una mentalità straniera,
che il segreto massonico corrompeva il costume e i caratteri degli italiani
disposti "naturalmente alla franchezza e sincerità"; che l'anticlericalismo
massonico era "meschino, fazioso e antiquato" e ostacolava l'avvicinamento tra
l'Italia e la Chiesa cattolica e dietro l'istituzione massonica si nascondeva
una specie di "organizzazione camorristica di difesa di interessi puramente
privati". 3
Per evitare inutili spargimenti di sangue e ulteriori violenze, il 22 novembre
il Gran Maestro del GOI, Domizio Torrigiani, ordinò l'autodissoluzione delle
logge italiane alla sua obbedienza e la "Rivista Massonica" dopo 54 anni
di vita regolare cessò le pubblicazioni.
La persecuzione antimassonica proseguì per tutto il periodo della dittatura,
tanto che Mussolini, rivolgendosi a un gruppo di federali, disse: "I massoni che
sono in sonno potrebbero risvegliarsi. Eliminandoli si è sicuri che dormiranno
per sempre".4
Il Gran Maestro Torrigiani venne mandato al confino e molti massoni intrapresero
la via dell'esilio pur di non sottostare agli arbitrii e soprusi fascisti.
Tutti i regimi fascisti perseguitarono la Massoneria. In Germania, nel 1933, il
nazismo appena giunto al potere promulgava una legge che definiva l'ordine
libero-muratorio "organizzazione nemica del popolo e dello stato" confiscandone
i beni e inviando i massoni nei campi di concentramento.
Testo fondamentale, per giustificare le repressioni antisemite e antimassoniche,
furono i famosi "Protocolli dei Savi Anziani di Sion". Pubblicati nel
1903 e propagandati dalla polizia segreta zarista "Ochrana" come
programma di una organizzazione ebraico-massonica (stilato durante il Congresso
sionistico di Basilea del 1897), risultarono negli anni seguenti un falso
clamoroso. Furono creati appositamente per trovare un pretesto ai pogrom
e giustificare la lotta agli ebrei e ai massoni, quest'ultimi definiti come
"mezzo dei giudei per appropriarsi delle leve del potere".
Le tesi principali dei "Protocolli"
collimano con il pensiero reazionario-cattolico di fine Ottocento secondo cui
tutti i movimenti politici e ideologici e gli avvenimenti da essi provocati,
dalla Rivoluzione francese in avanti, furono creati e guidati da una
organizzazione ebraico-massonica. La nascita e l'affermazione di concetti, come
la democrazia, e di ideologie, come il liberalismo e il marxismo, sarebbero
state, se non condivise, appoggiate e strumentalizzate da questo organismo
segreto che avrebbe puntato alla sovversione, al controllo della stampa e, per
ultimo, della finanza mondiale con il fine di assumere la direzione della storia
e creare una società autocratica dove tutti i posti di comando fossero in mano a
ebrei e massoni.
Il falso, che era stato così ben accolto negli ambienti antisemiti e
antimassonici, venne sensazionalmente smascherato nel 1921. Casualmente un
giornalista inglese, Philip Graves, corrispondente del "Times" da
Costantinopoli, venne in possesso di un opuscolo che faceva parte della
biblioteca di un ex-agente dell'"Ochrana". Pur non conoscendone l'autore,
dato che mancavano le prime pagine, il giornalista riscontrò immediatamente una
straordinaria rassomiglianza con il contenuto dei "Protocolli". Tramite
ricerche presso il British Museum scoprì che erano i "Dialogues aux
enfers" scritti dall'avvocato parigino Maurice Joly e pubblicati nel 1864.
L'opera, che non conteneva nessun accenno alla questione ebraica e alla
Massoneria, era una satira contro il governo autocratico e le ambizioni di
Napoleone III. La satira si svolgeva sotto forma di un colloquio immaginario tra
Montesquieu e Machiavelli. Il primo, difendendo il liberalismo, anteponeva la
morale e il diritto come cardini fondamentali della politica; il secondo,
identificato come Napoleone III, sosteneva che la debole democrazia doveva
essere sostituita da un potere assoluto, sorretto dall'esercito, che
controllasse i gangli vitali della società, dal potere legislativo a quello
giudiziario, dalle Università ai mezzi d'informazione.
L'estensore del falso, sulla
traccia della satira di Maurice Joly, fu il capo dell'"Ochrana" a Parigi,
Peter Ivanovic Ratschkovskj. Tralasciando completamente le pacate considerazioni
di Montesquieu, la politica di Machiavelli, alias Napoleone III, divenne il
programma dei "giudeomassoni per la conquista del mondo tramite la sovversione".
Malgrado gli articoli pubblicati dal "Times" nel 1921 da Graves, dove si
affermava senza ombra di dubbio che i "Protocolli" erano un plagio e si
smentiva, date alla mano, la rocambolesca storia della stesura, il libello
antisemita fu ripubblicato in tutto il mondo diffondendo la perniciosa
propaganda antiebraica-massonica.
L'identificazione tra ebrei e massoni fu totale. Per Hitler e i suoi gerarchi
erano due gruppi inseparabili che dovevano sottostare alle stesse leggi
persecutorie che culminarono con la follia della "soluzione finale".
Nel 1942 Goering, nella sua qualità di Reichsmarschall, dichiarava che la lotta
contro gli ebrei e i massoni era un compito del nazionalsocialismo, tesi
ribadita nell'ultimo anno di guerra nel programma di addestramento delle SS
secondo cui "le dottrine e i sistemi educativi della massoneria, con la sua
simbologia eterogenea e la sua ritualità di stampo giudaico, erano in contrasto
con l'orientamento del popolo tedesco, conforme ai principi fondamentali del
nazionalsocialismo. Divenne quindi necessario annientare l'organizzazione
massonica in Germania e bloccare le sue possibilità di esercitare influenze".
5
Questa aberrante teoria del "Complotto comunista-giudeo-massonico", comun
denominatore dei movimenti fascisti, fu fatta propria dal movimento
filo-fascista "Legione dell'Arcangelo Michele" che, attraverso il suo braccio
armato "Le guardie di ferro", capeggiate da Corneliu Codreanu, scatenò
una caccia spietata al massone con durezza e modalità già usate in Italia e
Germania. La chiusura delle logge, gli arresti arbitrari, l'esposizione al
pubblico di una loggia di Bucarest con visite guidate in cui si deridevano gli
ornamenti rituali e si attribuivano all'Ordine i più nefandi delitti (simile
alle nostrane "Mostre della rivoluzione fascista" o alla loggia
ricostruita come spauracchio nell'Archivio Nazionale di Salamanca in Spagna) non
piegarono la volontà dei massoni romeni che continuarono a riunirsi
clandestinamente in appartamenti privati.
In Spagna la repressione anti-massonica, iniziata immediatamente dopo la
sollevazione del 19 luglio 1936 che scatenò una sanguinosa guerra civile, fu
direttamente ispirata dal generale Franco che provava nei confronti della
Liberomuratoria una vera e propria fobia.
Al grido di "No pasarán! Non passerà il marxismo, non passerà la massoneria"
iniziava "la crociata contro la politica, il marxismo, la massoneria" come
proclamava il giornale falangista "Arriba".
Si instaurò un clima d'intolleranza nel quale maturarono, come atto estremo,
esecuzioni sommarie che si estesero man mano che i nazionalisti conquistavano
nuovi territori coinvolgendo non solo massoni autentici, ma quanti venivano
indicati come tali. Essere libero muratore significava la condanna a morte senza
processo né appello: 30 a Salamanca, 30 a Zaragoza, 15 a Logroño, 7 a Burgos, 17
a Ceuta, 24 ad Algeciras, 30 a Valladolid e a Malaga, per 80 massoni,
l'esecuzione avvenne con la "vil garrote" che fu orrendamente usata fino al
1973.
Questo isterismo non colpì solamente i vivi ma si abbatté sui morti con
profanazione di tombe di massoni, tanto che, nel 1938, un decreto impose la
distruzione dei simboli massonici nei cimiteri e furono fatte esumare le spoglie
mortali del duca di Wharton, fondatore della prima loggia spagnola nel 1728,
perché poste in terra consacrata.
Tale atteggiamento, per molti versi psicopatologico, fu una costante prioritaria
nella quarantennale carriera dittatoriale confermata nell'ultimo discorso
pubblico, il 10 ottobre 1975, dove si ribadì che contro la Spagna tramava una
"cospirazione massonico-izquerdista (di estrema sinistra)".
Il complotto era quasi sempre associato a quello "giudeocomunista" ed era usato
per coagulare tutte le forze favorevoli al regime riprendendo teorie
fondamentali del pensiero tradizionalista spagnolo che identificava, negli ebrei
prima e nei massoni poi, in tempi recenti, l'origine dei mali della Spagna, come
la decadenza storica con la perdita delle colonie e la degenerazione politica
con l'instaurazione della Repubblica. Francisco Franco condensò tutto il suo
pensiero antimassonico in una serie di articoli pubblicati sul quotidiano
falangista "Arriba", raccolti successivamente in un volume dal titolo
Massoneria pubblicato con lo pseudonimo di "Boor".
L'influenza diretta di Franco si avvertì anche in campo giuridico con la legge
del 1 marzo 1940 definita "Legge per la repressione della massoneria, comunismo
e altre società clandestine che seminano idee disgregatrici contro la religione,
la patria e le loro istituzioni fondamentali e contro l'armonia sociale".
6 Nel prologo di questa legge si ribadiva
il concetto della Massoneria come principale nemica della Spagna e fautrice
della sua decadenza: "Tra i molti fattori che hanno contribuito alla decadenza
della Spagna, forse nessuno influì tanto perniciosamente e frustrò con tanta
frequenza le salutari reazioni del popolo e l'eroismo delle nostre armi come le
società segrete di ogni genere e le forze internazionali di natura clandestina.
Fra le prime la Massoneria occupa il posto più importante".
7
Sempre nel 1940 venne istituito il "Tribunale speciale per la repressione
della Massoneria e il Comunismo" che operò fino al 1963 e inflisse condanne
a seconda del grado massonico raggiunto.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, l'Alleanza delle Massonerie
perseguitate, fondata dal Gran Oriente d'Italia in esilio e presieduta dal
Gran Maestro Alessandro Tedeschi, lanciava un appello a nome dei fratelli
italiani, tedeschi, portoghesi e spagnoli dove si affermava che per evitare "la
sottomissione alla dittatura e per continuare a lavorare per il trionfo dei
nostri ideali abbiamo scelto l'esilio, lasciando nella nostra patria le persone
a noi più care, abbandonando i nostri beni, le nostre posizioni faticosamente
conquistate, le nostre professioni, i nostri mestieri affrontando tutte le
sofferenze e per molti di noi la miseria. Noi non domandiamo nulla per noi. Gli
interessi dell'Istituzione prima di noi." 8
Con l'inizio della guerra, il 1 settembre 1939, e la successiva sconfitta nel
giugno 1940 la Francia veniva divisa in due: una parte occupata e amministrata
dalle truppe naziste, l'altra denominata "Francia libera" governata dal
Generale Pétain, feroce antimassone, coadiuvato da collaboratori imbevuti delle
idee di Maurras. L'odio antimassonico portò allo scioglimento delle Obbedienze
francesi il 19 agosto 1940, malgrado il Gran Maestro Groussier avesse gia
sospeso i lavori del Grande Oriente.
Nell'autunno dello stesso, il governo petanista di Vichy creava il "Servizio
delle Società segrete" mentre a Parigi, nella storica sede del Grande
Oriente di rue Cadet, si installava il servizio del controspionaggio nazista per
le questioni massoniche e veniva organizzato un centro di documentazione
affidata allo storico antimassone Bernard Fay.
L'attivismo di Bernard Fay, coadiuvato dall'ex-massone Jean Marques Rivière,
portarono all'apertura di una mostra antimassonica al Grand Palais e la
pubblicazione del mensile "Documents Maçonniques", vera miniera
d'informazioni sulle obbedienze massoniche europee tratte dai documenti
sequestrati dalle truppe naziste e convogliati a Parigi.
Marques Rivière, organizzatore di una polizia antimassonica, nel 1942 produsse
il primo film antimassonico, Forze occulte, che secondo la stampa
dell'epoca ottenne un grande successo. Il film ispirato da Fay fu solo uno dei
tasselli importanti di una massiccia campagna propagandistica antimassonica
fatta di conferenze, esposizioni, pubblicazioni, tesa ad accreditare il famoso
complotto citato.
L'attività antimassonica non si limitò alla propaganda e alle mostre ma ebbe i
suoi risvolti tragici.
Nel 1941 venne costituito un servizio di polizia contro le società segrete con
il compito di stilare elenchi di liberi muratori. In dieci giorni sul "Journal
Officiel" vennero pubblicati circa 15.000 nomi di massoni. Come conseguenza
coloro che comparvero sulla lista furono esclusi dai pubblici impieghi e privati
del diritto elettorale. La repressione portò alla denuncia di 60.000 massoni di
cui 6.000 processati, 989 deportati e 540 fucilati.
Uguale sorte subirono i massoni austriaci, croati, serbi e magiari e di tutti i
paesi occupati dalle truppe naziste.
1. A. Chiarle, Benito
Mussolini, Vittorio Emanuele III, Giacomo Matteotti e la Massoneria, Savona,
1986, p. 4.
2. L. Pruneti, Oh, setta scellerata ed empia, cit., p. 58.
3. PNF, Lo Stato e le sette segrete, Roma, 1925, p. 24.
4. B. Mussolini, Scritti e discorsi, Milano, 1930.
5 M. Valmy, Massoni, cit., p. 75.
6. Boletín Oficial del Estado, 2 marzo del 1940, pp. 1527-1539.
7. Ivi.
8. A. A. Mola, Il Grande Oriente d'Italia dell'esilio, Roma, 1983, p. 64.
dalla Rivista = Massoneria Oggi anno IV n. 6 Novembre/Dicembre 1997
Un approfondimento
video
Dal film "Forces Occultes"
(Paul Riche, 1943)
Il film tratta della vicenda di un giovane parlamentare
nazionalista animato da grande idealismo...
alcuni deputati massoni lo 'notano' e (per renderlo
mansueto) lo circuiscono per affiliarlo alla loro "loggia"...
http://www.youtube.com/watch?v=cxirKMs_KR0
http://www.youtube.com/watch?v=4Ru9gp9DqY8
In seguito, il neo-iniziato si accorgerà dove è capitato e,
rifiutandosi di entrare nella logica dei "favori", non si comporterà più come
sperato dai "confratelli": ecco che si esporrà a qualche pericolo...
È degno di nota il fatto che questo film venne realizzato nello stesso
periodo in cui nella "Francia occupata" venne organizzata una "mostra
anti-massonica" (i tedeschi avevano confiscato molti documenti nelle "logge").
|