PAVIA E IL RISORGIMENTO

1785

 

Un lungo viaggio attraverso l'Europa, per incarico del Duca di Brunsvick, compì il dottissimo teologo danese Frederich Münter, propagandista massone, e attraversò l'Italia negli anni 1785-1786 per riorganizzare i quadri di un Ordine molto chiacchierato e reclutare altri, più selezionati proseliti. Durante il ritorno a Copenhagen l'agente massonico si fermò a Pavia ove ebbe contatti e conversazioni con i fratelli dei circoli culturali a tendenza giacobina che gravitavano attorno all'Università. Con il diplomatico austriaco Conte Wurmbrand parlò estesamente - da uomo di sconfinata cultura qual'era - dell'argomento allora di gran moda, il magnetismo animale o mesmerismo dal nome del suo "pontefice", il medico viennese Mesmer.

1790

6 maggio

Leopoldo II d'Austria costituisce consigli generali nelle provincie di Milano, Pavia, Cremona, Lodi, Como e Casalmaggiore.

1791 6 luglio In Pavia si conchiude il trattato di alleanza tra Leopoldo II d'Austria e i plenipotenziari di Prussia, di Spagna e dei principi francesi.

1793

14 marzo

La guarnigione di Pavia, cioè il reggimento Caprasa è partito per il Piemonte contro i francesi.

1794

18 maggio

Il professore Tamburini, Rettore magnifico dell'Università, riferisce alla Reale conferenza di Milano, che "in questa mattina il Corpo dei R.R. Professori si è trasferito processionalmente, accompagnato dai Collegi in pieno numero e da tutta la scolaresca, alla Chiesa di S. Francesco del Collegio Germanico, ad implorare per la S. Divina Maestà la prosperità dell'armi di S.M. l'Augustissimo nostro Sovrano".

1795 17 luglio Giungono a Pavia 27 prigionieri francesi scortati da un distaccamento di ussari austriaci.

1796

20 aprile

Carri carichi di farine, di biade, di riso passano per Pavia diretti a Mantova; passano pure per la stessa destinazione i Reggimenti austriaci che erano in Piemonte.

 

28 aprile

Giungono da Milano ordini di fr chiudere l'Università e di rimandare gli studenti alle loro case. I francesi sono alle porte di Pavia.

 

1 maggio

Passa da Pavia, tradotto al Consiglio di guerra, il generale Argentau, incolpato del disastro delle armi austro-sarde a Montenotte e a Dego.

 

4 maggio

Gli austriaci si fortificano sulla strada del Gravellone e sul Ticino. Distruggono un ponte di barche sul Po. Una colonna di francesi, passato il Po a Valenza, nella notte occupa la Lomellina superiore, tra la Sesia e il Terdoppio.

 

6 maggio

L'esercito austriaco riceve l'ordine di ritirarsi sulla sinistra del Po.

 

8 maggio

Carri e carriaggi dell'esercito austriaco giungono in gran copia a Pavia e si accampano fuori città: reggimenti di soldati transitano per essa e pezzi di artiglieria vengono diretti verso Belgioioso.

 

9 maggio

Gli austriaci minano il ponte sul Ticino, bruciano le barche, armano la guardia urbana ed evacuano Pavia.

Giunge un espresso a cavallo da Casalpusterlengo, che i francesi hanno passato il Po.

 

10 maggio

La municipalità pavese fa preparare farina e pane in molta quantità da servire alla alimentazione dei soldati francesi che si annunciano incamminati verso Pavia per le vie di Lodi, Cremona e Piacenza.

 

12 maggio

A Pavia s'ode un cannoneggiamento lontano. Per la città si vedono in giro, più del solito, "coccarde nazionali e tricolorate".

 

13 maggio

Una avanguardia di francesi dal Gravellone, entra in Pavia, ove è accolta benevolmente. "Le milizie urbane abbandonano i posti; chi per spavento chi per ordine della municipalità".

A Rompagallo Garibaldi costituisce la 9ª Compagnia e la dà a comandare a Giacomo Griziotti.

"La Canaglia", di questa data, reca la notizia della morte Luigi Attendolo Bolognini, pavese, avvenuta il giorno 9.

 

 

14 maggio

La Municipalità di Pavia deve allestire per i francesi:

pane, carne e vino. Secondo il Panigada, le truppe francesi entrarono in Pavia il 14 maggio, con alla testa il Generale Angerau e il general Rusca, che aveva studiato medicina a Pavia.

 

16 maggio

Una folla di gente dissennata, per istigazione di fanatici, in Piazza del Duomo a Pavia, pianta l'albero della libertà, e atterra la bella statua del Regisole, mal soffrendo che l'immagine di un tiranno sia eretta in faccia all'albero della libertà. In Borgo Ticino si accende una fiera zuffa tra soldati francesi e borghigiani; accorrono i soldati con un cannone, a suon di tamburo; le campane del borgo suonano a martello.

 

17 maggio

Il generale Augerau ordina a tutti i cittadini la consegna delle armi, comminando la pena di morte a chi trasgredisse tale commando. Corrono voci di saccheggio e di sommosse nel contado a ponente di Pavia, dove le campane suonano a martello.

 

18 maggio

Il generale Augerau ordina a Pavia nuove requisizioni di pane, vino, tela e buoi, e, sotto pena alla municipalità di esecuzione militare, in caso di non adempimento.

 

19 maggio

Il Vescovo di Pavia invia una circolare ai parroci dei Comuni rivieraschi per consigliare quiete e obbedienza alle leggi della Repubblica francese e perchè non si molestino quelli che portano la coccarda tricolore.

 

20 maggio

La Municipalità pavese da un sontuoso pranzo di trecento coperti alla ufficialità francese, in occasione della festa celebrata per ordine del Direttorio parigino e detta della Vittoria. Il generale Augerau chiede alla Municipalità se, partendo egli colla sua truppa, basteranno a Pavia 400 uomini di guarnigione per mantenere la quiete. La Municipalità garantisce che non v'è nulla a temere.

 

21 maggio

Partono da Pavia alla volta di Milano quasi tutte le milizie francesi.

 

22 maggio

Discorsi sediziosi tengono tra il popolo alcuni mestatori e sobillatori contro i francesi, dei quali si va dicendo che sono invisi a tutti, e che è prossimo il ritorno degli austriaci.

 

23 maggio

In piazza del Regisole (ora Duomo) viene atterrato dai contadini ribelli che hanno invso Pavia, eccitati da preti e da fanatici dell'antico regime, l'albero della libertà, statovi eretto il 16 dello stesso mese. Entrano a torme i contadini armati di fucili, roncole, forche, ecc., e danno la caccia ai giacobini, perquisendo case, insultando i partigiani dei francesi, ecc.... Il Presidio francese viene assediato nel Castello; le campane suonano a stormo. Nello stesso giorno, il generale Hacquin, arrestato dagli insorti, condotto al Pretorio e minacciato di morte, è salvato dai Municipali che gli fan scudo della loro persona.

 

24 maggio

I contadini insorti tentano invano di prendere il Castello di Pavia e catturarvi il presidio francese. Conflitti e violenze. La turba dei villani, pazza e biaca, continua a tumultuare in città.

 

25 maggio

Capitolazione dei francesi assediati al Castello, che vengono condotti alla caserma Calchi. Il Castello è invaso dalla folla. Giunge notizia a Pavia, che i francesi hanno dato fuoco a Binasco. I francesi forzano Porta S. Vito (ora Porta Milano) e, presso la casa che fu poi dei Cairoli, incontrano le prime resistenze dei contadini. Plotoni di cavalleria francese percorrono le vie sciabolando. Si inizia il sacco di Pavia. Il Bonaparte entra in città e riparte la notte, dopo aver alloggiato al Collegio Caccia. Anche la campagna pavese "è orribilmente saccheggiata dai soldati del Bonaparte".

 

26 maggio

Continua nella mattinata il sacco di Pavia e della campagna pavese. Il Fontana dice che il giovane Natale Barbieri, uno degli istigatori dei contadini, il quale aveva cercato di salvarsi rifugiandosi in una osteria, "fu archibugiato nella piazza del Castello, la mattina stessa del 26 giugno". Ma il Fontana voleva dire certamente 26 maggio.

 

27 maggio

E' cessato il sacco e se ne constatano i danni; le case dei giacobini sono state rispettate. Il generale Hacquin ordina alla città la consegna di tutte le armi da fuoco e da taglio. Si seppelliscono i morti raccolti il dì innanzi nella città in numero di 63; ma altri sette morti vi furono in città, tra i quali l'illustre storico ticinese Sirio Severino Capsoni.

La nuova rappresentanza di Pavia si trasferisce pro tempore, dal vecchio Pretorio al Palazzo Mezzabarba, dove la sera tiene la prima seduta.

 

28 maggio

Si rilasciano 12 dei villani arrestati e tradotti in Castello. Si dà avviso di aprire le Chiese e di officiarvi come di consueto, ma senza suono delle campane. Don Paolo Bianchi, curato di San Perone, viene tratto in arresto; e inoltre sono arrestati chi dice 9, chi 11 municipalisti. Napoleone ordina al generale Hacquin di fucilare 5 municipalisti pavesi.

Si ordina a Pavia un prestito di 3 milioni e si prescrive anche ai Comuni della Provincia la consegna delle armi, pena la fucilazione ai ritardatari.

 

29 maggio

Pavia sente gli effetti del saccheggio: ordini, bandi, manifesti; sgomento da per tutto. Nelle chiese "non si suona nemmeno il campanello della sacrestia, bensì quel piccolo dell'elevazione" durante la celebrazione delle messe.

 

30 maggio

Arresto in città e campagna di persone sospette di aver spinto i villani all rivolta. Arrivo da Milano di 48 persone "della primaria nobiltà" arrestate dai francesi per il medesimo sospetto e da condurre in esilio.

 

31 maggio

Due Municipali "previo suon di tromba del pubblico tubatore" leggono sugli angoli delle vie il proclama annunziante la vittoria dei fancesi al Mincio. Partono da Pavia verso Tortona, avviati all'esiglio e scortati da fanti con tamburo battente, gli ostaggi venuti da Milano e quelli arrestati a Pavia.

 

1 giugno

Gli Agenti generali della Lombardia nominano i Membri del Congresso Generale dello Stato per Pavia il Dottor Dell'U e Gerolamo Poma.

Napoleone da Peschiera scrive al Direttorio essere stata distrutta Pavia e fucilati i suoi Municipali, ciò che in fatto non era.

Nella Relazione sugli avvenimenti insurrezionali del 1796 (op. di anonimo autore), a p. 225, è detto che "I Municipali erano 11; alcuni, i più, furono arrestati il 28 giugno, altri fuggirono, ma poi si costituirono: soli il conte Gambarana Franco e D. Benedetto dei Marchesi Corti, fuggiti in luogo sicuro, non si costituirono.

"Questa mattina nuovamente è stato pubblicato l'ordine di aprire tutte le botteghe con confidenza. Così si vede tutto lo spoglio e lo scempio delle medesime che fa pietà".

 

2 giugno

Lungo la stradale Bereguardo-Pavia viene fucilato dai francesi Dollazza Pasquale, cancelliere del censo, ritenuto uno dei capi della rivoluzione del maggio.

 

4 giugno

Sullo stradale Bereguardo-Pavia è fucilato dai francesi Don Paolo Bianchi, curato di San Perone, che, come afferma la sentenza di condanna, fu il capo dei ribelli insorti nelle Parrocchie di Binasco, Casorate, Trivulzio, San Perone e Pavia.

 

5 giugno

Notabili milanesi e pavesi, arrestati negli ultimi del maggio dai francesi e tenuti in ostaggio, a cagione delle ribellioni precedenti, sono tradotti da Tortona a Cuneo.

Si fanno grosse requisizioni di tele, di vino e danaro a Pavia. Si predica nelle chiese il perdono generale, ma è sempre proibito il suono delle campane.

 

6 giugno

Il Municipalista pavese conte Giuseppe Gambarana e il marchese Benedetto Corti, ritenuti dei maggiori responsabili della rivolta di Pavia, secondo Siro Comi, si sottraggono all'arresto, fuggendo da Pavia e riparando sull'Appennino Pavese.

 

11 giugno

E' tornato a Pavi il generale Bonaparte col Commissario Saliceti.

 

12 giugno

Il generale Bonaparte col Commissario Saliceti e alcuni ufficiali visita l'Università e nelle ore pomeridiane parte per Tortona.

 

13 giugno

I francesi fanno arrestare 65 cittdini pavesi imputati di aver promossa la rivolta del maggio precedente.

 

14 giugno

I nove municipalisti di Pavia scaduti d'ufficio, e già in arresto nel Seminrio vescovile, sono tradotti a Milano per essere giudicati da una Commissione militare, essendo stati tenuti responsabili del moto di ribellione che condusse al sacco della città.

 

15 giugno

Pavia è sempre in stato d'assedio. Quattro dotti o "savants", inviati dalla Repubblica francese, esportano dai Musei universitari alcune delle più belle collezioni scientifiche, e dlla Biblioteca "L'Erborario" dell'Halley (60 volumi). Ordine di far trasportare nel locale di Sant'Agostino le campane levate dalle torri delle chiese.

 

16 giugno

Deportazione ad Antibo di 32 Pavesi, arrestti per la rivolta del Maggio contro i Francesi.

 

18 giugno

Altri notabili pavesi sono tradotti in ostaggio parte ad Antibo e parte a Nizza. Quanto al numero, il Fenini nella cronaca cit. dice: "oggi sono stati deportati verso Tortona altri 28, in qualità e sotto nome di ostaggi". Così, coi 32 deportati il 16 giugno, il numero dei deportati sale a 6, secondo il Fenini, il quale ne dà completo elenco. Ma tutti i cronisti sono d'accordo sul numero. Vedi L. Fontana, op. ci. pag. 524: "Tabella delle persone che trovansi arrestate come ostaggi giusta la nota trasmessa alla Municipalità dal generale Lanusse in allora Comandante di essa città".

Da apposita commissione sono giudicati e condannati a morte pei fatti della insurrezione i pavesi Giuseppe Grugni, Antonio Maria Storta, e Giuseppe Volenski.

  20 giugno L'autorità militare requisisce tutto il piombo, che trovasi presso i negozianti di Pavia.
  29 giugno "Le donne pavesi furono tacciate di viaggiatori forastieri, che sono rustiche e non compiacenti, ma al presente sono affabilissime e compiacentissime, si vedrà per il mese di Marzo"
  30 giugno Ultimo trasporto di feriti dell battagli di Marengo a Pavia.
  2 luglio Napoleone scrive al Direttorio che: 2Morge, Berthollet e Thonin, naturalisti, sono a Pavia, dove si occupano nell'arricchire il nostro giardino delle piante e il nostro gabinetto di storia naturale. Spero che non dimenticheranno una collezione completa di serpenti, che mi parve meriti la pena". "Ai furti dotti, scrisse il Vidari, succedettero i sacri, specialmente perpetrati alla Certosa".
  3 luglio Si ripianta in Pavia l'albero della libertà in Piazza Grande, che era stato abbattuto nei moti del mggio. Discorso del cittadino Ranza fatto davanti al Pretorio.
  6 luglio I Municipalisti di Pavia, già arrestati, tornano assolti da Milano.
  11 luglio Da Pavia diretto in Francia passa un carro coperto, con un carico d'oro, tirato da sei cavalli.
  23 luglio Il Comandante di Pavia, Capo di Brigata, Villaret, scrive alla Municipalità, che non si rilasceranno passaporti per cittadini che vogliano lasciare la città, eccettuati quelli che abbiano pagata la tassa di contribuzione a loro imposta.
  27 luglio Proclama al popolo di Pavia del cittadino Ranza.
  2 agosto Ordine di trasportare tutte le campane nel convento di S. Agostino.
  12 agosto Ordine di tassare anche le Commende, Abbazie, Cattedrali, Collegi, Benefici e Corpi religiosi, per contribuzione di tre milioni di lire milanesi toccata alla città e provincia di Pavia.
  13 agosto Il  Municipio di Pavia fa sapere al governo francese per mezzo del suo rappresentante a Milano, che le requisizioni per l'esercito francese che soffre, salgono già ad un milione e mezzo.
  15 agosto Requisiti tutti gli argenti che posseggono, non sarà più lecito a ciascuna Chiesa parrocchiale, Monasterio e Convento di ritenere che un ostensorio, una pisside ed un calice d'argento.
  16 agosto Il cittadino Baralier, cittadino francese venuto a Pavia in qualità di agente militare, il quale "ha sempre tenuta una condotta repubblicana, poichè non parlava che di carpire, sequestrare, confiscare, depredare" fugge con duecento e più mila lire in danaro, dalla città e provincia.
  19 agosto Ordine di costituire la guardia nazionale pavese.
  20 agosto  

1797

5 gennaio

Ordine del comandante la piazza di Pavia, che sono "espressamente proibiti i titoli di marchese, conte, barone, illustrissimo, don, e di non dare se non quello di cittadino".

 

9 gennaio

Giovanni Rasori, nella sua Prolusione di Patologia dedicata ai "Cittadini studenti della Università di Pavia", si rallegra con questi, che l'armi vittoriose della Repubblica francese abbiano loro restituito il diritto di eleggere il Rettore, diritto che era stato a loro tolto dal "più violento degli atti del dispotismo austriaco".

 

24 gennaio

Editto del comandante la Piazza di Pavia (Bugnot) che commina pene a coloro che si permetteranno di "parlare, tener conversazione o comunicazione ci prigionieri di guerra, che passeranno per questa città e provincia".

 

25 gennaio

La commissione centrale di polizia ripete l'ordine, pena il carcere a chi lo trasgredisce, di portare la coccarda nazionale al cappello o al berretto.

Qualunque contadino non ubbidisca sia respinto dalla città.

 

12 febbraio

I patrioti pavesi festeggiano la resa delle 2superbe mura della Rocca mantovana"

 

23 febbraio

In occasione di pubbliche dimostrazioni di gioia in Pavia per la presa di Mantova, dice il Giornale dei Patrioti d'Italia che durante un banchetto "uno dei più bei punti fu lo spettacolo degli studenti, che, entrando in una sala con un patriottismo impetuoso, si trovarono presenti al gran brindisi di bere alla morte di tutti i tiranni".

 

28 febbraio

"L'Amico degli uomini e delle leggi" dice che gli studenti del Ghislieri, che si distinguono per l'amore ardente alle nuove idee, innalzarono nel loro cortile il simbolo della Libertà, distruggendo le vestigia della tirannide.

 

11 marzo

In una corrispondenza al "Giornale dei Patrioti d'Italia" si dice che i quattro professori di Pavia che si rifiutarono di giurare di voler "vivere liberi o morire" sono il giurista Nani, il fisico Volta, il teologo Zola, il fisiologo Presciani.

 

25 aprile

Il Municipio di Pavia pubblica un invito ai cittadini dai 15 ai 35 anni, perché si iscrivano nella guardia nazionale "palladio di libertà".

1798

1 gennaio

Schierati avanti il palazzo Mezzabarba (ora sede del Municipio), i militi della guardia nazionale di Pavia, ad uno ad uno, giurano di non voler più soffrire giogo straniero e di voler prestarsi con tutte le loro forze alla costituzione della repubblica cisalpina.

1799

28 febbraio

Pietro Moscati, uomo di alti sentimenti liberali, e che ebbe molta parte nelle vicende politiche del tempo, sicché fu fatto conte e senatore da Napoleone, già professore di anatomia, chirurgia ed arte ostetrica nel 1763 a Pavia, vi ritorna professore di clinica medica e fa il discorso inaugurale del suo corso.

 

10 aprile

Carlo Cairoli si laurea in medicina.

 

27 aprile

I francesi, fuggenti da Cassano d'Adda davanti alle vittoriose truppe austro-russe, entrano in Pavia e si accampano al Gravellone.

 

28 aprile

Grande quantità di carri, carriaggi e cannoni e soldati di avanguardia dell'esercito francese in rotta, da Cassano d'Adda giungono a Pavia e pel Gravellone si dirigono verso la Lomellina.

 

29 aprile

I soldati francesi danno fuoco ad una mina collocata sul fianco della terz'ultima arcata del ponte verso il Borgo. L'arcata è spezzata per circa venti braccia: le colonne cadono nel fiume. Partiti i soldati francesi, le municipalità provvede a mantenere l'ordine con gli stessi cittadini.

 

30 aprile

Giunge a Pavia un picchetto di Dragoni austriaci comandati da un ufficiale.

 

1 maggio

Giunge a Pavia l'avanguardia di cavalleria della prima colonna dell'esercito austriaco; viene abbattuto l'albero della libertà, eretto in Piazza grande.

 

2 maggio

Si pubblica al pretorio di Pavia, e si annuncia per le vie a suono di trombette, il proclama di Francesco II "al caro popolo lombardo" ma intanto gli austriaci commettono ogni sorta di latrocini e violenze.

 

3 maggio

Giunge a Pavia il generale Melas e, dopo di lui, una altra colonna dell'esercito austriaco.

 

4 maggio

I russi raggiungono gli austriaci a Pavia.

 

5 maggio

Editto secondo cui la Guardia nazionale dovrà chiamarsi Milizia urbana.

 

7 maggio

Giungono a Pavia il generale Suwaroff e il principe Costantino di Russia e alloggiano nel palazzo Corti, nei pressi di S. Michele.

Lasciano Pavia i soldati russi, che nel loro breve soggiorno, si sono rivelati, dice il Fenini, veri mostri "che peggior castigo non poteva mandare l'onnipotente Iddio a questa contrada"

 

28 maggio

Te Deum in Duomo per la resa del Castello di Milano agli austro-russi.

 

7 giugno

L'I.R. Commissario Plenipotenziario per l'Italia, Barone di Thugut, ordina al Commissario Imperiale conte Cocastelli di Pavia "di far sospendere l'Università e dimettere a un tempo tutti i Professori", volendo punire così il maggior focolaio di vita giacobina a Pavia.

 

16 giugno

Giungono a Pavia il Duca, la Duchessa e il Vescovo di Parma con altri personaggi, prelati e seguito, di cui fan prte sei monache velate....

  18 giugno Partono per Milano i personaggi di Parma col loro seguito.
  2 luglio Giungono continuamente a Pavia feriti e malati austriaci, russi e francesi, e ne son pieni tutti gli ospitali.
  8 luglio Il Conte Calcedonio, capo della pavese R. Commissione di Polizia, su richiesta del commissario imperiale conte Cocastelli, spedisce un elenco di trentasei cittadini pavesi contro i quali si imbastiscono dalla reazione legittimista in Pavia altrettanti processi, "per aver scelleratamente infestato e scandalizzato la Società coi loro eccessi commessi nel tempo della democrazia". Inoltre segnala altre centocinquantatrè persone, che "avevano dato a dividere il loro genio alla democrazia...."", e contro queste la commissione inquirente organizza una istruttoria preventiva.
  19 luglio Conformemente all'ordine imperiale dato il 7 giugno di quest'anno, si chiude l'Università "in odio agli insegnanti nominati o promossi durante la Cisalpina".
  20 luglio Giunge a Pavia prigioniera la guarnigione di Alessandria e un ospitale è allestito a S. Salvatore, fuori di Pavia, pei soldati russi feriti.
  26 luglio Tre fratelli Mahone di Belgioioso sono condannati a morte in contumacia pel fatto della rivolta contadinesca.
  4 agosto Ancora un Tedeum per la resa di Mantova. Ordine del comando militare di illuminare la città.
1848 6 agosto VIGEVANO - Carlo Alberto ratifica al palazzo vescovile l'armistizio con gli austriaci firmato a Milano dal generale Salasco.
  29 marzo VOGHERA - Carlo Alberto firma a Voghera l'editto di emancipazione degli ebrei.
    SAN MARTINO SICCOMARIO - Carlo Alberto riceve al Gravellone (allora confine tra Stati sardi e Lombardo Veneto) la bandiera tricolore che sostituirà quella sabauda alla testa delle truppe piemontesi in guerra con l'Austria.
1849 20 marzo Battaglia della Sforzesca, i Piemontesi respingono gli austriaci che volevano entrare in Vigevano.
  21 marzo Battaglia di Mortara sconfitta piemontese si distingue Giuseppe Josti.
1859 20 maggio Battaglia di Montebello prima importante vittoria dei francopiemontesi nella Seconda guerra d'Indipendenza
 

27 maggio

Cade a S. Fermo, colpito in petto, mentre innanzi a tutti incuorava i suoi al combattimento, il luogotenente pavese Giuseppe Pedotti, che Garibaldi disse bravo al pari del De-Cristoforis e lodò per aver largito il suo oro per la compra d'armi.

  31 maggio Battaglia di Palestro, nuova sconfitta austriaca.