TRONCO
DELLA VEDOVA O SACCO DELLA BENEFICIENZA
La "monetina della
vedova", è menzionata in un versetto della Bibbia a proposito di una
povera vedova che versava la sua elemosina nel Tempio a Gerusalemme. "
Seduto di fronte al tronco, Gesù guardava come la folla metteva il danaro
nel tronco. Un buon numero di ricchi metteva molti denari. Venne una
povera vedova che mise due piccole monetine, qualche centesimo. Chiamando
i suoi discepoli Gesù disse loro:"In verità vi dico che questa povera
vedova ha messo più di tutti coloro che mettono denaro nel tronco. Ciò
perchè tutti hanno messo il loro superfluo, lei invece ha messo, nella sua
miseria, tutto quello che possedeva, tutto quello che aveva per vivere."
VOLONTARIATO
Ricerca di un metodo
Eugenio Boccardo
Università popolare di
Torino
Lunga è la storia del volontariato e della
solidarietà caratterizzata da un recente tumultuoso sviluppo e dal
progetto di totale omologazione da parte di associazioni confessionali o
politiche. Questo tentativo, peraltro, si sta rivelando destinato
all’insuccesso essendo impossibile etichettare lungamente l’attività
sociale e di solidarietà anche dei propri adepti, perché tramite essa si
rinforza costantemente e si esalta il contatto fertile di uomo con uomo e
perché il bisogno, la povertà, il dolore, la fame non sanno cosa farsene
delle etichette ed appena è possibile se ne liberano; dopo aver provato la
schiavitù della necessità non si accetta un’altra schiavitù.
Gli Stati si sono appropriati, costituendo il Welfare State, di compiti e
prerogative che da sempre sono stati tipici dei nuclei famigliari e di
enti o associazioni private.
Non dubito che possa esservi stato e ancora vi sia un necessario e onesto
tentativo e obiettivo di sollevare i deboli, i sofferenti, i disperati, i
poveri, i segnati dalle difficoltà, dalle piaghe, ma col passare del tempo
e col correre al capezzale del malato da parte di tanti dottori si è visto
come sovente tutto ciò si sia trasformato nel mercato della necessità che
è stata non risolta, ma mantenuta per poter garantire ai dottori la
ragione di esistere.
Comunque il permanere dei problemi sociali e la palmare incapacità della
burocrazia nel risolverli hanno determinato come un’ondata di ritorno, la
ripresa di importanza da parte di associazioni o soggetti privati.
Anche là dove il totalitarismo sembrava potesse avere il massimo di
possibilità di successo, si è verificato un fallimento planetario, un
naufragio senza scusanti dovuto all’incapacità creativa, all’intolleranza
verso idee nuove, alla rigidità dogmatica, alla negazione del singolo in
nome del collettivismo sterile.
Pur tra enormi difficoltà e colpi di coda da parte dei poteri costituiti
sta prendendo piede il principio di sussidiarietà. Un nuovo
associazionismo, un nuovo volontariato nasce e assume progressivamente
compiti sociali che vengono svolti autonomamente in una dialettica di
coordinazione con gli apparati pubblici.
Un esteso caleidoscopico mondo è ormai quello del volontariato, umano
crogiuolo ove si mescolano pulsioni personali istintive e politiche,
religiose e laiche, ma sostanzialmente è caratterizzato dalla costante di
una testimonianza personale e di una assunzione di responsabilità.
Volendo ora entrare nell’ambito massonico, osserviamo come la solidarietà
che è alla base del volontariato sia una delle caratteristiche storiche
della Libera Muratoria; anzi per il mondo profano, Massoneria è sinonimo
di solidarietà, anche se prevalentemente rivolta verso l’interno
dell’associazione.
In realtà, storicamente numerosissime furono le iniziative dei Framassoni
a favore delle classi più sofferenti: i poveri, i malati, l’infanzia, gli
operai, i senza fissa dimora, i mutilati del lavoro, gli orfani e gli
analfabeti. Opere di questo tipo si sono estese ovunque già dai secoli
XVII e XVIII ove siano giunti le Logge e il messaggio libero muratorio.
L’enumerazione di tutte le iniziative in nome della solidarietà e quindi
esempi di un volontariato non solo materiale, ma morale sono impossibili
in un solo breve scritto e comunque rispecchiano una realtà storica che
merita uno studio approfondito e documentato.
Va in primis ricordato che i lavori si svolgono per il bene
dell’umanità. Un esempio per tutti potrebbe essere il ricordo che
nell’agosto del 1865 a Bruxelles, in occasione di un congresso per
lo studio della solidarietà universale, si costituì sotto la spinta del
Grande Oriente di Francia e in particolare della Loggia L’avenir
l’Associazione Internazionale dei lavoratori (Dictionnaire de la
Franc-Maconnerie - Dariel Ligue, p. 1118).
Se nel nostro Paese le iniziative di solidarietà di grande significato si
fermano alla fine del XIX secolo, negli altri Paesi democratici sono
proseguite al riparo delle istituzioni liberali e grandi realizzazioni si
sono avute sia nei Paesi anglosassoni che dell’America settentrionale e
Latina.
Soltanto da uno o due decenni si stanno riaffermando anche in Italia delle
iniziative che avevano lungamente languito e si avverte finalmente una
ripresa del movimento solidaristico di cui si era persa la traccia.
A questo punto è necessaria una puntualizzazione: il compito fondamentale
della Massoneria non è quello di praticare solidarietà né di dare l’avvio
ad iniziative volontaristiche, bensì quello di formare uomini onesti e di
buoni costumi che siano in grado di lavorare al bene e al progresso
dell’umanità.
Una volta che questi uomini si siano formati non ci stupiremmo se
portassero nel mondo una testimonianza tangibile di quanto hanno raggiunto
lavorando nelle Officine di appartenenza, ci meraviglieremmo piuttosto
che, uomini allenati al libero pensiero, all’introspezione, all’iniziativa
morale non sentissero l’imperiosa necessità di attuare nel mondo profano
gli insegnamenti ricevuti dal proprio costante lavoro di Loggia.
Nelle Logge giuste e perfette il Massone è testimone e attore di una
costante esperienza di vicinanza, di compassione, di serenità e di gioia;
nulla di più naturale che voglia portare anche nella vita di tutti i
giorni, presso la sua famiglia, gli amici, l’ambiente di lavoro, il
risultato della propria esperienza e nulla di più naturale che senta
l’impulso di donare se stesso in opere di solidarietà.
La Solidarietà Massonica secondo il mio parere si deve esplicare su
diversi piani, ciascuno dei quali non va disgiunto dagli altri, anzi ne è
la logica premessa e conseguenza. Solidarietà verso se stessi; non mi
riferisco assolutamente all’egoismo, bensì alla necessità di imparare
l’arte di vivere e di vivere secondo un’etica.
L’uomo è, come dice Fromm, l’unico animale che può annoiarsi, che può
essere scontento e che può sentirsi scacciato dal Paradiso; ma l’uomo è
anche l’unico essere vivente che può continuamente trovare nuove soluzioni
ai problemi della vita, che può scegliere e quindi, scegliendo, sbagliare.
Questa consapevolezza deve far sì che ogni nostro gesto sia la conclusione
di una scelta cosciente e libera, caratterizzata dal massimo rispetto
verso se stessi.
Sul significato della libertà, l’uomo ha dibattuto e dibatterà per tutti i
secoli della sua storia. Può essere tuttavia significativo e accettabile
quanto scrive Octavio Paz (L’Altra Voce): "La libertà non è una
filosofia e neppure un’idea: è un movimento della coscienza che ci porta a
pronunciare due monosillabi: Si e No. Nella loro brevità istantanea come
la luce di un lampo si dipinge il segno contraddittorio della natura
umana".
Libertà quindi come impegno di solidarietà verso se stessi; la scuola
massonica ci ripete che la propria libertà finisce dove inizia quella
altrui. Nulla di più difficile da realizzare; non si può pretendere di
realizzare un’utopia, ma il tendervi con risoluta determinazione è la
realizzazione dell’autentica solidarietà verso se stessi. Questa
attenzione verso il proprio operato deve essere per il Massone un habitus
che gli consente di praticare la solidarietà verso il proprio nucleo
famigliare.
Abbiamo anzidetto che ciò prevede un comportamento etico che è
fondamentalmente l’accettazione di una responsabilità dichiarata al
momento della sottoscrizione del contratto coniugale e quindi del nucleo
di base della civiltà. Nulla importa se vi sia stata una cerimonia
religiosa, civile o sia stato un contratto morale, fatto sta che si sono
assunti liberamente degli impegni che si estendono dal coniuge, come primo
componente del nucleo societario, alla prole, i figli quale estensione
naturale della società fondata e principale scopo della stessa.
La vita ci rende difficile realizzare compiutamente l’impegno preso, ma
sappiamo benissimo quanto i membri della nostra società famigliare si
attendano da noi, oltre il sostegno materiale, anche amore, compassione,
vicinanza, serenità e gioia.
L’occasione ci ha permesso di entrare in una Loggia giusta e perfetta ove
abbiamo iniziato un cammino personale accanto a uomini che chiameremo
Fratelli, che percorreranno con noi un tratto più o meno lungo di strada,
senza contropartite; persone cui potremo dare e da cui potremo prendere
liberamente. Essi saranno per noi una seconda famiglia che nulla toglierà
alla prima, ma cui dovrà rivolgersi la nostra solidarietà che sarà fatta
di amore, compassione, vicinanza, serenità e gioia.
Ciascuno, al lavoro sulla sua pietra grezza, metterà nel sacco della
beneficenza il pugno chiuso e il pugno ne uscirà chiuso perché nel sacco
si può mettere e dal sacco si può liberamente prendere. Credo potrebbe
bastare questo esempio per identificare la Solidarietà Massonica.
Cosa potremmo chiedere a uomini che abbiano deciso liberamente, nella
propria esistenza, di essere solidali con se stessi, con la propria
famiglia e con i Fratelli della propria Loggia se non di essere tali anche
verso il mondo profano?
La libertà delle decisioni, l’abitudine all’assunzione di responsabilità,
il saper crescere e lavorare con gli altri certamente favoriscono
l’impegno volontaristico e solidaristico, che è uno dei tanti e non
obbligatori impegni che si possano prendere verso la società.
È improbabile che le motivazioni che spingono il Massone verso un impegno
volontaristico possano essere diverse da quelle di qualsiasi altro uomo ed
è meglio non addentrarsi troppo domandandoci se queste iniziative sorgano
da pulsioni altruistiche o da necessità egoistiche; tuttavia, può essere
diverso il bagaglio che ciascuno di noi porta e la capacità di dare una
testimonianza di se stesso e del lavoro compiuto sgrossando la propria
pietra. Credo che la Solidarietà Massonica come prima caratteristica non
debba essere considerata come un’elemosina e neppure come semplice
filantropia.
In mezzo ad una sterminata moltitudine di uomini diversi per religione,
ideali, cultura, ci potremmo avventurare portando con noi la chiave
dell’amore; ma certo questo atteggiamento non è sufficiente, dovremmo
possedere la sensibilità di vedere i problemi e anche di prevederli, la
creatività per trovare possibili soluzioni da proporre e a volte da
mettere in atto, la forza e la volontà di non smettere nell’opera. La
solidarietà massonica deve scegliere di essere impegno sociale vero senza
secondi fini, non per soldi o potere, non per distinzione, ma per
vicinanza, per aderenza umana.
Il volontariato cambia abito secondo il momento storico, le epoche e anche
le microepoche politiche; variano i condizionamenti e le letture
differenti che ne vengono fatte per mettere su di esso, come il timbro
sulla busta, un marchio di garanzia e possesso confessionale o politico.
Numerosi sono gli esempi caratterizzati da soldi facili per non far nulla,
stampe facili per dir poco. Penso che il Volontariato Massonico non debba
essere soggetto a queste variabili che sono potentissime se patite
d’appresso, ma superabili se osservate con l’occhio distaccato di chi vede
il continuo riproporsi del teatro delle piccole motivazioni umane. Oltre
all’amore, alla vicinanza e aderenza all’uomo altra caratteristica deve
essere la compassione che null’altro è se non un istintivo moto del cuore
moralmente inclinato a procurare il bene del prossimo e a dividerne i
dolori.
Se il Massone si presenta nell’attività di volontariato con questi
presupposti difficilmente potrà essere condizionato non solo dal proprio
tornaconto, che può anche essere superato, ma dai ben più insidiosi nemici
rappresentati dalla presunzione e dall’arroganza.
Credo che oltre a ciò non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo della
solidarietà nel volontariato interpretato in chiave Massonica, ossia
l’esigenza insostituibile di creare un momento ove anche l’ultimo uomo
senza differenze di razza, cultura e religione possa trovare o ritrovare
dignità e il rispetto degli altri e quindi il giusto posto che gli compete
nella società. Al Massone non interessa nulla che l’opera fatta porti la
propria firma, ma è indispensabile che per tutti noi esista, e lo vogliamo
con estrema determinazione, il nostro posto per la nostra vocazione.
La nostra scuola, il nostro metodo ci consentono di non rivolgerci a chi
ha bisogno di solidarietà come il ricco si rivolge al povero. La nostra
opera volontaristica non è e non sarà elemosina, né la ricerca della
gratitudine, ma l’attività di chi in posizione più fortunata può aiutare
chi è in difficoltà a risalire la china della vita e favorendone le
caratteristiche e i meriti giungere anche più in alto di chi l’aiuta.
Il Volontariato e la Solidarietà devono mirare, almeno utopisticamente, a
risolvere i problemi affrontandoli dalle radici e tentando di comprenderne
e sradicarne le cause; queste sono talmente profonde che soltanto un
accordo planetario potrebbe mettervi mano e impostare un disegno di lotta
alla fame e alla povertà. D’altra parte è la prima volta nella storia
dell’umanità in cui esiste realmente la possibilità teorica e
finanziaria di vincere questi due eterni flagelli.
Attualmente il Volontariato può solamente medicare superficialmente queste
due piaghe, ma non ha la possibilità né la capacità di poter incidere
minimamente sui fenomeni che invece vorrebbe curare; è vero che
rappresenta sempre un impegno lodevole e insostituibile, ma è il momento
in cui tanti rivoli di buona volontà dovrebbero tentare di confluire in un
progetto comune che non ne annulli le identità, ma che, forte di una
vastissima rappresentanza, possa influire sulle organizzazioni mondiali,
sia politiche che finanziarie, per far loro comprendere che anche
politicamente e finanziariamente è meglio gestire il benessere e la
ricchezza e tentare di scongiurare sommovimenti epocali di cui si possono
individuare oltre che le cause ben precise anche le angoscianti spaventose
reazioni dettate dalla fame e dal pauperismo. Se ciò avvenisse e l’umanità
dovesse riuscire in questo immane compito con l’uso della ragione e la
rinuncia alla violenza e senza esservi costretta dal precipitare di
drammatici eventi, chiaramente vedrebbero la fine ideologie e poteri che
vivono e sopravvivono in quanto si sono eletti rappresentanti di necessità
e di bisogni che essi stessi tendono a perpetuare, pena la propria
scomparsa. Basterebbe pensare che con il costo di un carro armato si
possono scavare 2000 pozzi nel deserto.
Di fronte alla gran parte dell’umanità che soffre di privazioni non è
certamente l’impegno di sparuti drappelli di volontari che può incidere
significativamente sia sulle cause come sugli effetti, ma forse c’è una
possibilità di essere incisivi.
La Massoneria esiste e lavora con gli stessi principi in gran parte del
mondo, almeno in quello libero, raccoglie in sé certamente le forze
migliori, assolutamente non seconde a quelle di altre associazioni, non
proclama una fede religiosa, non deve convincere nessuno della propria
verità, accetta ogni uomo per la dignità intrinseca di ogni essere umano.
Per tutte queste ragioni dobbiamo imparare a pensare in grande.
Da un progetto lanciato verso tutte le Obbedienze del mondo potrebbe
nascere un centro studi internazionale, costituito da esperti e sorretto
finanziariamente dalla Massoneria mondiale, il cui compito sarebbe quello
di raccogliere l’adesione dalla maggioranza delle istituzioni di
volontariato, senza volersi sostituire a nessuno, senza chiedere a nessuno
di abdicare dalla propria etichetta e dalla propria missione.
Questo centro studi favorendo la raccolta dei dati, di ricerche del
contributo dei più abili esperti e tecnici nazionali e internazionali, di
pensatori, di filosofi, di economisti, di antropologi o politologi
dovrebbe produrre un materiale da offrire gratuitamente al mondo e che
altro non dovrebbe essere se non idee.
La forza delle idee, unita con la forza di una vastissima rappresentanza
del volontariato internazionale, potrebbe probabilmente rappresentare un
colpo di timone per iniziare a cambiare la rotta che rischia di portare la
navicella dell’umanità sugli scogli rappresentati da problemi mai risolti,
da necessità mai affrontate, da dolore mai ascoltato.
Guardiamo un chicco di grano nel palmo della nostra mano, sembra nulla,
seminiamolo e riseminiamo ogni chicco che sarà sulle spighe che
nasceranno, avremo in poco tempo tutto il pane di tutto il mondo.
Guardiamo nel nostro cuore e nella nostra mente un seme che è stato lì
gelosamente posto e conservato da quando l’uomo esiste. È nostro compito
farlo crescere. È tardi, non vi sono più scuse.
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